Si è svolto oggi on line l’annuale appuntamento dell’Istituto universitario di Firenze, “Lo stato dell’Unione” che dal 2011 porta a Fiesole e Firenze politici, studiosi ed esperti da tutta Europa. La modalità e il tema dell’incontro di questa “edizione speciale” sono ovviamente imposti dall’emergenza: “Europa, gestire la crisi Covid-19” il filo rosso dei tre momenti che si sono svolti nel corso della giornata, e che si sono concentrati su salute, economia e cooperazione globale. Come sempre, alto il livello degli interventi, che, in mattinata hanno avuto, tra i saluti istituzionali, il ministro degli esteri italiano, Luigi Di Maio e a fine giornata l’intervento del premier Giuseppe Conte.
Plauso all’Europa. “Serve un salto di qualità e una risposta strutturale”, secondo il ministro Luigi Di Maio, che aiuti a superare a 27 la crisi della pandemia, e “trasformi l’Unione europea in una organizzazione pronta a rispondere alle esigenze di tutti i cittadini”. Di Maio ha insistito sul ruolo dell’Europa nel far fronte alla crisi, pur non perdendo l’occasione di ricordare che l’Italia ha “ricevuto gli aiuti prima dai Paesi extra Ue”. Plauso all’Europa che si sta battendo per l’accessibilità del vaccino, e ha lanciato la piattaforma globale di cooperazione, ma ha messo in guardia Di Maio,
“la risposta economica alla crisi definirà il futuro dell’Ue”.
“Solidarietà e cooperazione” dovranno essere i pilastri del futuro progetto europeo che la Conferenza sul futuro dell’Europa – cavallo di battaglia della presidenza della Commissione Ue Von der Leyen, che sarebbe dovuta partire proprio in questo inizio di maggio – dovrà tratteggiare. L’auspicio di Di Maio è che, non appena possibile, il cammino si metta in moto con “un maggior coinvolgimento dei cittadini, che hanno risposto con grande responsabilità alle misure imposte”.
“Qualcosa di unico”. “Dovremo trasformare questa crisi senza precedenti a nostro vantaggio, traendone le lezioni e l’energia trasformativa di cui abbiamo bisogno per costruire un’Europa migliore e un mondo migliore”. Così Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, nel suo appassionato intervento ha indicato l’orizzonte futuro del progetto europeo, che dovrà porre il “benessere, in termini di qualità, più che di quantità” come elemento chiave, e così comprendere gli obiettivi di pace e prosperità che fin qui sono stati propri del cammino. “La qualità della nostra vita personale, fisica, mentale, sociale, economica e culturale” può prosperare “solo in una società che sa prendersi cura”, “in cui il benessere individuale e il benessere collettivo sono fondamentali l’uno per l’altro”. Michel cita un discorso di Alcide De Gasperi del 1951, e l’esperienza degli europei che “unirono le loro forze” “dissipando il loro rancore” e poterono così inventare qualcosa di unico nella storia dell’umanità, l’Unione europea. E a De Gasperi Michel si riferisce per porre la domanda: “Quale progetto ci aiuterà a trarre le giuste lezioni dalla prova che stiamo affrontando e ci aiuterà a emergere da esso più forti, più resistenti e in un posto migliore?”.
Tabella di marcia. “Una società di cura, in cui il benessere individuale e il benessere collettivo sono fondamentali l’uno per l’altro” è secondo Charles Michel “il nuovo orizzonte europeo, l’obiettivo a cui orientare le nostre energie”. Il senso che il presidente del Consiglio europeo attribuisce alla parola “benessere” coinvolge certo la salute (“stiamo imparando quanto questo diritto fondamentale dipenda da sistemi sanitari di alta qualità”); ma anche il benessere ambientale – “minaccia meno evidente, ma ancora più esistenziale della pandemia” – e poi il mondo digitale, la dimensione sociale e infine il contesto globale (“una società di cura può essere credibile solo se si preoccupa anche della dignità, del benessere e del progresso nel resto del mondo”). Per raggiungere l’obiettivo del “benessere”, serve una “tabella di marcia concreta”, un “piano di recupero e trasformazione” che Michel propone di chiamare non già “piano Marshall”, ma
“piano De Gasperi”, in memoria dello sforzo di ricostruzione di questo padre fondatore dell’Europa.
Green deal e agenda digitale ne saranno la colonna vertebrale. Secondo il presidente del Consiglio europeo, servirà ancora una volta “superare le nostre differenze e guardare oltre gli interessi a breve termine”, insieme a “energia e risorse umane”. “Gli europei hanno i mezzi necessari per creare questa Europa migliore e un mondo migliore”, si è dichiarato convinto Michel. “Hanno la capacità di resilienza e solidarietà; e anche la capacità di innovazione e rinnovamento”. Solo se l’Europa saprà essere una “società di cura”, riuscirà a riemergere dalla sua attuale crisi “più forte, più unita e con più solidarietà che mai”.
Interesse comune. Ha fatto riferimento invece a Robert Schuman, Christine Lagarde, presidente della Banca centrale europea, e all’idea dello statista tedesco che 75 anni fa diceva che l’Europa doveva “diventare così profondamente integrata – e così interdipendente – da rendere la solidarietà interesse personale”. Il momento attuale è un “banco di prova della tesi di Schuman”: se fino a qui, quando ci sono state minacce ai nostri “risultati concreti”, questi sono stati resi più forti, ora la sfida è di rispondere a questo “shock economico senza precedenti” in un modo che riflette il nostro interesse comune fondamentale, come in passato. “Nessuno è responsabile di questa crisi” quindi non ci devono essere “vincoli indebiti sulle nostre risposte politiche”, e per Lagard è il tempo di “una risposta fiscale comune”. Questa crisi è il “momento di Schuman della nostra generazione”, che contiene in sé paradossalmente una duplice possibilità: una transizione più celere verso la green economy e un “maggiore coinvolgimento dei cittadini nel processo di definizione del nostro interesse comune”. In perfetta linea con la presidente Bce, ma con qualche cautela, si è mostrato il commissario all’economia Paolo Gentiloni intervistato da Roula Kahlaf (Financial Times): “in poco tempo abbiamo raggiunto un accordo sul cambiamento delle regole e deciso le prime misure”, ma “se non avremo una forte risposta comune il progetto non ce la farà”. Per Gentiloni bisogna muoversi verso una politica fiscale comune.