“985 milioni di euro”: è questa la valutazione dei danni causati dal terremoto del 26 novembre 2019 in Albania secondo il Rapporto di valutazione post disastro (Pdna), presentato lo scorso 5 febbraio da Bledi Cuci, ministro incaricato di gestire il post sisma. Il rapporto è stato preparato da 90 esperti, stranieri (Bce, Ue e Onu) e locali, che hanno lavorato per oltre un mese per chiuderlo in tempo per la conferenza dei donatori organizzata dalla Commissione europea per che si svolge oggi 17 febbraio a Bruxelles. Dal Pdna emerge che “sono oltre 60 mila gli edifici danneggiati, e oltre 200 mila le persone, in 11 municipalità, che hanno risentito le conseguenze del terremoto”.
I danni occorsi agli edifici rappresentano il 76% del totale, stimati in oltre 696 milioni di euro, seguono i settori produttivi (cultura, turismo, industrie e agricoltura) con danni per più di 150 milioni di euro, le scuole con oltre 73 milioni di euro e le infrastrutture con danni superiori ai 33 milioni di euro. A Bruxelles i paesi donatori sono chiamati a sostenere l’Albania a fare fronte all’impatto del terremoto. Si stima che servirà una cifra vicina al 1,1 miliardo di euro.
La Caritas lancia “Emergency Appeal”. Da Bruxelles a Roma, dove – sempre oggi – si tiene il seminario, “Emergenze e crisi umanitarie: il terremoto in Albania, la situazione libica e la rotta balcanica”, promosso da Caritas Italiana, che riunisce oltre 80 Caritas diocesane. Scopo dell’incontro fare il punto dell’emergenza, rilanciare “l’animazione dei territori colpiti dal sisma e intessere con loro iniziative concrete e progetti di intervento e di gemellaggio” all’interno dell’“Emergency appeal”.
“Vogliamo riportare attenzione sul sisma che pare oramai essere stato dimenticato e raccogliere il grido di aiuto della popolazione che vive ancora in condizioni drammatiche come testimoniato dal Rapporto di valutazione post disastro. Moltissima gente è ancora fuori di casa”
spiega don Antonio Leuci, direttore di Caritas Albania, presente al seminario. “la cifra di 985 milioni di euro di danni è enorme per il Paese. Si tratta di ricostruire tutto.
Il sisma ha fatto venire alla luce decenni di gravi abusi edilizi.
Adesso si vuole ripartire con il piede giusto, rispettando le regole e monitorando il processo di ricostruzione. Spero davvero che nell’incontro di oggi, a Bruxelles, dei Paesi donatori, si possa avviare una ricostruzione sostenibile, controllata, trasparente, priva di abusi, sprechi, speculazioni e corruzioni. I Paesi donatori devono essere coinvolti nel controllo. Il primo pensiero deve essere quello di
ridare una casa e una speranza a chi ha perso tutto.
Ci sono tantissime famiglie che non hanno più nemmeno i ricordi perché le macerie delle loro abitazioni sono state subito rimosse senza nessun criterio per recuperare il possibile”. Il 31 gennaio scorso Caritas Albania ha lanciato l’“Emergency appeal”, stilato in sinergia con Caritas Italiana, Caritas Europa e altre Caritas di Paesi Europei come Germania e Polonia.
“L’obiettivo – spiega don Leuci – è volgere lo sguardo verso i più poveri dei poveri, verso le periferie dove manca tutto anche la dignità delle persone. Dobbiamo stare vicino ai poveri. Lo Stato farà ciò che deve fare ma poi ci sono sempre le periferie cui volgere lo sguardo per non abbandonarle”.
Strumenti per concretizzare questo impegno saranno anche “i gemellaggi tra le diocesi italiane e quelle albanesi che in passato hanno portato molto frutto. Abbiamo già richieste da parte di tanti gruppi di giovani, e non, per venire la prossima estate in Albania per stare con la gente e dare una mano alla ristrutturazione di case danneggiate con lavori semplici come impianti elettrici, idraulici e tinteggiatura. L’appello che rivolgo alle Caritas delle diocesi italiane è di venire in Albania; lo dico anche alle organizzazioni umanitarie. Non si tratta solo di raccogliere fondi da destinare ai progetti di ricostruzione ma di esprimere anche una vicinanza spirituale e morale ai terremotati, stare vicini a chi soffre”.
“Senso di smarrimento”. “C’è tanto senso di smarrimento – conferma al Sir Ettore Fusaro, di Caritas Italiana, che supporta Caritas Albania nell’emergenza sisma – le vere e proprie opere di ricostruzione devono ancora partire. Le Istituzioni albanesi stanno definendo i criteri da adottare non senza qualche incomprensione con quelle locali. Speriamo di saperne di più dopo la Conferenza dei Paesi donatori a Bruxelles”. Per il momento, aggiunge Fusaro, “sono stati distribuiti tutta una serie di sussidi per gli alloggi. Per cui da hotel e strutture di alloggio dove hanno trovato riparo, gli sfollati dei distretti colpiti dal sisma stanno ora cercando appartamenti in affitto i cui prezzi, come spesso accade, sono saliti. Molte persone, anch’esse beneficiarie del contributo statale, continuano a stare da amici e parenti. Si registrano difficoltà da parte dei gruppi più vulnerabili nell’adempiere alle pratiche necessarie per la richiesta di sussidio”. La fase acuta dell’emergenza può dirsi superata, anche se restano ancora persone nelle tende o in situazioni provvisorie. “In Albania – spiega Fusaro – la cultura dell’affitto non è diffusa così la popolazione colpita tende a restare nelle vicinanze della propria abitazione anche se distrutta”. A complicare la situazione sono anche gli hotel che, in vista della stagione estiva, stanno chiedendo indietro le stanze messe a disposizione degli sfollati. Per ciò che riguarda le scuole, “molte – dice Fusaro – sono distrutte e ciò costringe gli alunni a recarsi in Istituti in centri limitrofi o fare doppi turni. Anche gli ospedali lamentano danni”. Per portare avanti gli interventi di aiuto e di sostegno alla popolazione Caritas Albania confida molto nell’“Emergency appeal”. “Nostro intento – afferma Fusaro – è raggiungere oltre 5 mila persone – vedremo come andrà la raccolta – con aiuti suddivisi in quattro grandi ambiti di intervento. Come emerso dal Pdna il campo più vasto è quello della ricostruzione e della ristrutturazione di case ed edifici. Poi la distribuzione di cash e sussidi alle famiglie che non riescono a vivere con la quota elargita dallo Stato, e i programmi di istruzione e educazione. Particolare attenzione verrà data anche al tema della prevenzione sismica, del supporto al trauma”.
“Le scosse ancora si sentono e questo fiacca la speranza della gente”.
“Il terremoto ha accentuato la tendenza del popolo albanese ad andare via proprio perché manca un filo di speranza – conclude don Leuci -. Ma grazie alla Cei finanzieremo numerosi progetti elaborati da enti e ong come Vides, Vis, Missioni Rog, Avsi, per aiutare donne, bambini, disoccupati e rom a rialzarsi e a riprendersi la loro vita”.