Leggi, ostacoli, nuove frontiere. L’Ue vista con gli occhi del giudice Lenaerts

Il presidente della Corte di giustizia Ue, belga, docente di diritto alla Katholieke Universiteit Leuven (l’antico ateneo cattolico di lingua fiamminga), delinea le sfide urgenti che la "casa comune" ha di fronte a sé, compresi i populismi e le fake news. Richiama la Commissione al suo ruolo di "custode dei Trattati" e invita l'Esecutivo Von der Leyen a produrre risultati che vadano nella direzione dei reali interessi dei cittadini. A partire dalla lotta alla povertà e al cambiamento climatico

Nelle immagini: i giudici della Corte di Lussemburgo, il giudice Lenaerts, i commissari durante il giuramento sui Trattati

Brexit, lotta al cambiamento climatico, crisi migratoria, rispetto dello Stato di diritto, euroscetticismo latente, transizione digitale, multilateralismo: sono alcune delle sfide che l’Ue ha di fronte a sé, viste attraverso le “lenti” del capo della magistratura europea. Durante la cerimonia di giuramento della Commissione, svoltasi nel pomeriggio di lunedì 13 gennaio a Lussemburgo presso la Corte di giustizia dell’Unione europea, il presidente Koen Lenaerts ha pronunciato un discorso tutt’altro che “protocollare”, indicando quasi una scaletta di priorità per il lavoro dell’Esecutivo guidato da Ursula von der Leyen.

Giurista di grande esperienza. Koen Lenaerts presiede la Corte di giustizia Ue dal 2015. Belga, sposato, sei figlie, è professore di diritto europeo presso la Katholieke Universiteit Leuven (l’antico ateneo cattolico di lingua fiamminga) e ritenuto un convinto europeista. Il presidente, uomo di grande esperienza giuridica, plurilingue, ha subito mostrato, davanti ai 27 commissari che giuravano sui Trattati comunitari, di apprezzare il “quasi equilibrio” di genere – 12 donne e 15 uomini –, un “consesso di commissari uscenti e di nuovi talenti”. Si tratta “di un gruppo di lavoro – ha affermato Lenaerts – che possiede tutte le competenze necessarie per affrontare efficacemente le sfide con cui l’Unione europea si confronta attualmente, ed è per questo che oggi desidero richiamare l’attenzione su quelle principali”.

Londra, “recesso ordinato”. Così il giudice europeo è partito dal Brexit, libera e democratica scelta dei britannici che comunque “ci rattrista in quanto europei e che è del tutto inedita nella storia della costruzione europea”. Se, come tutto fa pensare, la Brexit avrà luogo il 31 gennaio prossimo, “la Commissione sarà immancabilmente portata a svolgere un ruolo di primo piano per garantire un recesso ordinato del Regno Unito”, gestendo “il periodo di transizione previsto nell’Accordo di uscita e per negoziare la natura e il contenuto delle relazioni future tra l’Unione e il Regno Unito”.

Nel segno di Greta Thunberg. Secondo punto: il cambiamento climatico e il “suo impatto sempre più percettibile e inquietante, in particolare sugli ecosistemi e sulla biodiversità nonché, certamente, anche sulla nostra salute”. Il giurista vede di buon occhio il “movimento globale di sensibilizzazione” su questo aspetto, che “va di pari passo con la ricerca di un modello di società e di sviluppo più durevole, più sostenibile dal punto di vista ambientale ed energetico”. Da qui l’apprezzamento per l’ambizioso Green Deal europeo, ideato e fortemente sostenuto dalla Von der Leyen, che prevede l’obiettivo di zero emissioni nette nell’Unione europea da raggiungere entro il 2050.

Migrazioni: serve solidarietà. “Un’altra sfida importante è data dalla gestione della crisi migratoria che interessa il nostro continente da ormai un decennio. Tale crisi rappresenta una delle preoccupazioni principali dei cittadini europei – ha affermato il relatore – e alimenta i voti di protesta e la reazione a chiudersi nella propria identità in un buon numero di Stati membri”. Una questione “di per sé divisiva, ma che è anche motivo di tensioni – talvolta acute – tra gli stessi Stati membri”. Una questione “importante per gli organi politici consisterà nel rappacificare tali tensioni promuovendo misure che, così come prescrive il Trattato sul funzionamento dell’Unione europea” siano “fondate sulla solidarietà tra Stati membri ed eque nei confronti dei cittadini dei Paesi terzi”.

Populismi e fake news. Lenaerts ha poi richiamato la necessità di far rispettare lo Stato di diritto, la democrazia, le libertà e i diritti fondamentali in tutti i Paesi Ue: questa “base comune di valori” rappresenta il “marchio di fabbrica dell’Unione”, e il suo rispetto “non potrà tollerare alcun compromesso né concessione”. Il lungo discorso del capo della Corte ha toccato il tema dell’euroscetticismo, e dunque la necessità di una comunicazione più diretta ed efficace verso i cittadini, in grado di far percepire il “valore aggiunto” dell’Unione nella vita di tutti i giorni. “Tale valore aggiunto è talmente eclatante che dovrebbe poter resistere a ogni forma di fake news o di sfruttamento da parte di malintenzionati”.

Il valore dell’unità europea. Secondo Lenaerts la costruzione europea “ha trasformato un continente dilaniato per secoli dalle guerre in un porto di pace e prosperità, nel quale i diritti e le libertà individuali nonché i valori democratici non si riducono a concetti privi di portata pratica”. Essa “ha aumentato in maniera spettacolare il livello di vita dei cittadini in ciascuno Stato membro”, sia “che si tratti di uno Stato membro fondatore che di uno Stato membro che ha aderito più recentemente all’Unione europea”.

Tecnologie dell’informazione e privacy. Un’altra frontiera per l’Europa “è quella della transizione digitale della società. Le sfide poste dalle tecnologie dell’informazione sollevano numerose questioni delicate, in particolare in termini di protezione della vita privata e dei dati personali, di garanzia della sicurezza e di etica”. Infine, l’Europa “non è un continente isolato, ma sviluppa delle relazioni bilaterali e multilaterali con il resto del mondo. Le sfide rappresentate non solo dalla prosperità del nostro continente a medio e lungo termine, ma anche dalla pace, dalla sicurezza internazionale e dallo sviluppo sostenibile, non potranno essere affrontate con successo se non attraverso un dialogo costruttivo con i nostri partner”.

Lotta a povertà e ingiustizie. Tutte queste questioni “complesse e sensibili”, alle quali la Commissione europea dovrà far fronte e alle quali si aggiungono “la lotta contro le disuguaglianze di tutti i generi nonché la prosecuzione senza sosta delle azioni contro il terrorismo, la criminalità organizzata” e “i regimi responsabili di crimini contro l’umanità e della violazione dei diritti dell’uomo, richiedono risposte appropriate, da adeguare agli obiettivi del progetto europeo e alla salvaguardia dei valori fondamentali che sottendono a tale progetto”. In tale contesto, la Commissione ha un ruolo importante da svolgere, nella sua qualità di “custode dei trattati”, “che la autorizza a sollecitare la Corte a constatare un inadempimento da parte di uno Stato o a imporre sanzioni in caso di mancato rispetto di una sentenza della Corte”. La collaborazione – in tal senso – fra Commissione e Corte è fondamentale per il presidente dell’organismo che ha sede a Lussemburgo: tutte e due, infatti, “concorrono alla realizzazione dei medesimi obiettivi, ovvero l’attuazione armoniosa delle diverse politiche dell’Unione, nonché il consolidamento dei risultati della costruzione europea e dei valori fondanti di quest’ultima”.

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