Veglia di preghiera

Strasburgo. L’arcivescovo: “Sarà il bene ad avere l’ultima parola”, non i demoni del male e della divisione

Veglia di preghiera per le vittime e i feriti dell’attentato di Strasburgo. In cattedrale il sindaco della Città e le autorità politiche locali, i rappresentanti delle Chiese cristiane e tantissimi cittadini, molti dei quali martedì sera hanno vissuto in diretta le terribili scene dell’attentato. A loro l’arcivescovo Ravel ha detto: “La nostra sfida attuale è proteggere quei piccoli semi di bellezza e bontà che sono già ammirevolmente presenti tra noi”

“Sarà il bene ad avere l’ultima parola”. È un invito a non dare ragione al male, a resistere ai malvagi e alla ferocia delle loro azioni, ad alzare la testa e continuare ad essere la capitale dell’Europa e dei diritti umani, il messaggio che l’arcivescovo di Strasburgo, monsignor Luc Ravel, ha lanciato questa sera, nel cuore della città, nell’omelia pronunciata in cattedrale alla veglia di preghiera per le vittime e i feriti dell’attentato dell’11 dicembre.

È una città provata. I canti dei salmi e delle preghiere sono solenni. La preghiera è silenziosa e grave. Si prega per le vittime e i loro familiari. Per i feriti, soprattutto per quelli che ancora lottano tra la vita e la morte, come l’italiano Antonio Megalizzi. Si prega per le forze dell’ordine, le autorità civili e per la città di Strasburgo perché la divisione e l’odio sperimentati non compromettano la sua vocazione a essere città dell’incontro e della fraternità, “dell’unità e della solidarietà”. Si prega per asciugare il pianto di chi soffre ed “elevare al Cielo la nostra angoscia”.

Sono presenti in cattedrale il sindaco di Strasburgo e le autorità politiche locali, i rappresentanti delle Chiese cristiane e tantissimi cittadini, molti dei quali martedì sera hanno vissuto in diretta le terribili scene dell’attentato. A loro l’arcivescovo Ravel ha detto:

“La nostra sfida attuale è quella di proteggere quei piccoli semi di bellezza e bontà che sono già ammirevolmente presenti tra noi e spesso discreti”.

L’arcivescovo parla di quei minuti concitati e terribili che si sono vissuti per strada di fronte al folle atto assassino dell’attentatore. Fa riferimento ai ristoranti e alle attività commerciali che hanno accolto centinaia di persone per proteggerle. Agli operatori sanitari che hanno assistito i feriti e alle forze di sicurezza, alla polizia e ai gendarmi, ai soldati e ai vigili del fuoco, che hanno agito con ammirevole generosità e abilità”. Sarà questo bene ad avere l’ultima parola ma

“il bene si guadagna se non ci lasciamo intrappolare dai vecchi demoni”.

I “demoni” oggi sono tanti, dice l’arcivescovo. Sono “i recenti episodi di antisemitismo commessi nel nome di una ‘fede’ nazista che tagga le tombe per deridere i morti ei vivi”. È “la strumentalizzazione politica che, con questo attacco, avvelenerà ancora la vera questione dei migranti” ma anche “la semplificazione riduttiva di coloro che vedono le religioni come inevitabili fonti di divisione”. Il terrorismo ha colpito una Francia “stremata dalle lotte sociali”. La preghiera di Strasburgo è che il Paese intero “con l’aiuto di Dio” sappia cacciare i demoni della disunità e tessere legami di fraternità tra le persone e le comunità.

“La pace è fragile” e ha bisogno di “un’attenzione costante e uno sforzo permanente per alimentarla”. L’attentato di Strasburgo lo ha dimostrato a un’Europa spesso distratta e superficiale. È il rev. Christian Krieger, presidente della Conferenza delle Chiese cristiane (Kek) e presidente della Chiesa riformata protestante di Alsazia, a ricordarlo, prendendo la parola durante la Veglia.

È bastato “un istante”, “la follia assassina di un solo individuo”, a far “sprofondare la nostra città, capitale dell’Europa e dei diritti umani, dell’ecumenismo e della fraternità, nell’orrore e nella barbarie”.

Il pensiero va quindi all’imminente Natale. “Là dove c’è odio e violenza”, ha detto il rev. Krieger, “riceviamo nei nostri cuori il messaggio di pace del Vangelo che ci invita alla fiducia in Dio e alla fiducia nel mondo e nell’umanità che Dio ha tanto amato da dare suo figlio. Che questo messaggio risuoni in ciascuno, dia conforto ai cuori feriti e in lutto, incoraggi l’incontro, pacifichi i nostri atti e fortifichi la nostra speranza”.