Anche in questa domenica ci ritroviamo a riflettere sul tema delle ricchezze, ciò dimostra come per l’evangelista Luca tale questione sia essenziale per la configurazione del cristiano all’interno di questo mondo. La parabola che ci viene raccontata è di una chiarezza impressionante e proprio per questo motivo, incute una certa ansia nelle conclusioni verso cui ci conduce. Ci limiteremo esclusivamente ad alcune sottolineature rispetto al tanto che si può dire. I due personaggi si distinguono non solo per il loro ceto sociale basato sull’essere ricco o povero, ma anche per altri motivi: il ricco è da solo, immerso nelle cose “laute”, mentre il povero Lazzaro ha la compagnia dei cani che riconoscono il suo dolore. Il primo siede a tavola dove vi è l’abbondanza, mentre il secondo sotto, dove non arriva la rimanenza del pasto, ma la spazzatura: era usanza che le persone facoltose si pulissero le mani con la mollica del pane. Il ricco è chiuso dentro la propria casa, mentre Lazzaro si trova seduto sulla soglia della porta, il “limes”, il luogo dove si entra e si esce, dove si accoglie e ci si incontra, l’apertura che ci indirizza verso l’altro. Il ricco non ha nome, si confonde con le ricchezze della terra e agli occhi del prossimo rimane un anonimo, mentre il povero è ben identificato. La vita nel suo percorso è uguale per tutti e per i due arriva la morte che si compirà però con un esito diverso: Lazzaro è accompagnato dagli angeli nel “seno di Abramo”, mentre il ricco verrà sepolto. Con la morte dei due, sembra verificarsi la legge del contrappasso, si invertono le condizioni tracciate precedentemente quando erano in vita a eccezione però di un aspetto: il ricco continua a rimanere solo, mentre Lazzaro è con Abramo e gli angeli, presso il luogo di Dio. Nella condizione di sofferenza, il ricco prende consapevolezza della distanza esistente tra lui e il povero, cosa di cui in precedenza non si era accorto, chiama Abramo “Padre” quando in vita non aveva riconosciuto Lazzaro come fratello, prega ora da impotente dopo non essersi dato da fare in vita quando era potente; ormai quell’abisso che lui aveva tracciato sulla terra nei confronti della povertà di Lazzaro è stato fissato, non ha saputo discernere i segni del tempo, né tanto meno fidarsi di quanto tutta la Parola di Dio annunciava. Il ricco, arso dalla fiamma, finalmente emerge dal suo egoismo e intercede per i suoi fratelli che sono in vita perché non abbiano la stessa sua sorte, ma non c’è bisogno che Lazzaro sia inviato, poiché nel mondo ci sono tanti “lazzari” in quanto i poveri li avremo sempre con noi ci ricorda il vangelo. Quando si è in vita è il povero che ha bisogno del ricco, mentre nel Regno del Padre il ricco si salverà grazie alla preghiera d’intercessione del povero.