Gesù è proprio un guastafeste?
Rovescia l’etichetta, il modo di vedere, è proprio rischioso vivere con Lui: venuto a servire e senza calcoli di ricompensa.
Perché proprio un banchetto fra le tante possibilità? Perché è un momento di festa con l’abbandono dell’abito da lavoro, ci si veste a gala e ci si adorna. Solo per apparire o per dimostrare che la presenza del Salvatore comunica gioia ed anticipa quella gioia che mai ci sarà tolta? Tutti godono e nessuno osserva l’altro con occhio critico o lo bersaglia con osservazioni pungenti? …è già un banchetto che …deve venire…noi camminiamo nella storia e il nostro sguardo non è ancora trasparente.
È in gioco il nostro terribile, normale, quotidiano che non possiamo evitare e che vogliamo plasmare. Quasi sempre nostro modo, secondo la nostra ottica.
Esplode la nostra normalità, quel fondo giacente dentro di noi e che ci distingue dagli altri, chiunque siano, qualunque sia la relazione con loro.
Umiliazione suona male, oserei dire suona…sinistro… sconfitta, perdita della faccia o della facciata.
Nessuno e nessuna si offre volontario o volontaria alla sconfitta, alla perdita o all’incrinatura della propria self image.
Fino al giorno (beato!) in cui la nostra orizzontalità, io-me e me-io, si trova a confronto con l’orizzontalità altrui e deve misurarsi ed imparare a conoscersi.
Non è che il primo passo che fa uscire da un’adolescenza troppo protratta e ci consegna alla maturità.
L’irruzione di Dio segmenta l’orizzontalità, la taglia, la scompone perché innesta una verticalità aperta ad un’altra dimensione: il Padre ci sorregge, ci accompagna e ci sollecita ad uno sguardo nuovo.
Non in astratto ma facendoci conoscere il Figlio che, pur godendo della sua verticalità, si è immerso nella nostra orizzontalità, la ha condivisa.
Si incrociano prospettive diverse: l’opzione è nelle nostre mani. Permanere nella nostra ottusa e caduca orizzontalità oppure lasciarci toccare, guadagnare alla verticalità e camminare dietro a Gesù Cristo?
Solo così potremo sederci al posto dell’Altissimo: l’ultimo.
Francesco è esplicito:
La storia insegna che l’orgoglio, l’arrivismo, la vanità, l’ostentazione sono la causa di molti mali. E Gesù ci fa capire la necessità di scegliere l’ultimo posto, cioè di cercare la piccolezza e il nascondimento: l’umiltà. Quando ci poniamo davanti a Dio in questa dimensione di umiltà, allora Dio ci esalta, si china verso di noi per elevarci a sé; perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato.