“Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: Vado a prepararvi un posto?”. Gesù si rivela ancora una volta ai suoi discepoli come il Dio affidabile, il Dio dell’Alleanza nuova ed eterna, capace di rispondere al grande turbamento interiore dei suoi che si interrogano sulle realtà ultime. Proprio la riflessione dell’ultimo destino dell’uomo è alla base del turbamento dei discepoli. La grande domanda sulla morte e sul dopo è sempre stata oggetto di lunghe e interminabili riflessioni e spesso di grandi turbamenti. Gesù risponde con un’autorità che non ha precedenti nella storia e che gli deriva dalla Risurrezione. Egli pone senza indugio come principio chiarificatore e rasserenante la sua Parola. Egli è un Dio affidabile la cui Parola è certa, puntuale e irrevocabile. Questo primo dato è molto importante perché ci spinge a trovare nella Parola di Dio la fonte della nostra pace e della nostra serenità interiore. Egli realizza sempre quello che dice. Occorre inoltre notare che la tradizione biblica indica Gesù di Nazareth come la Parola fatta carne, Parola di Verità che si fa Via e che illumina l’uomo conducendolo nella storia verso la Vita. Gesù è la Via perché rivela agli uomini come arrivare al Padre ed è la Verità perché egli non è un maestro dal quale ci si limita a imparare qualche cosa. Gesù è la verità stessa: bisogna, quindi, avere un rapporto personale con lui per poter intraprendere il lungo cammino verso la Vita. Proseguendo nella lettura troviamo un altro elemento significativo del Vangelo di Giovanni, lo troviamo nella seconda parte della risposta che Gesù da a Tommaso, “Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto”. Viene chiaramente espressa la possibilità per l’uomo di conoscere la Verità, un’affermazione sbalorditiva che irrompe nella storia, la Verità cercata per secoli e secoli dagli antichi filosofi e che rappresenta il senso stesso della ricerca filosofica oggi si rende conoscibile ed esperibile. L’uomo può conoscere la Verità. Lo può fare attraverso l’incarnazione e dunque attraverso la relazione. La teologia insegna a riguardo che il corpo è la visibilità della persona, ma la persona è l’immagine di Dio, dunque il corpo in tutto il suo ambito relazionale, è ad un tempo lo spazio nel quale il divino si raffigura, diventa dicibile e visibile. Joseph Ratzinger in un celebre commento all’Enciclica Haurietis Aquas di Pio XII così si esprimeva: “per accostarsi al mistero di Dio l’uomo ha bisogno di vedere, di fermarsi a vedere, e di fare sì che tale vedere divenga un toccare”. Tommaso anche qui non perde il vizio, vuole toccare e vedere, perché solo così può fare esperienza della Verità. Gesù a sua volta non perde tempo e concede al discepolo e alla sua fede imperfetta l’esperienza della Verità attraverso il privilegio della relazione. Il Vangelo di oggi ci ricorda che il cristianesimo non è una nuova filosofia, una nuova moralità, un’ideologia da seguire, il cristianesimo è un incontro, siamo cristiani solo ed esclusivamente se incontriamo Cristo.