Se due domeniche fa la parola di Dio ci indicava la via della conversione del cuore nell’accettazione del fuoco portato da Gesù; e se domenica scorsa ci veniva indicata la necessità di passare attraverso “la porta stretta” della rinuncia ad essere “operatori di ingiustizia”, oggi ci viene indicata un’altra caratteristica fondamentale dell’essere cristiani: l’umiltà.
Lineare e semplice il messaggio del Siracide: in un mondo che estremizza superbia, grandezza, orgoglio e potenza, Dio ama gli uomini miti, dà la sua grazia agli umili; sono queste le persone che veramente glorificano il Signore. Solo a questi Dio si rivela e da questi è glorificato. Il cuore di queste persone è sapiente, e sa meditare la parola di Dio con orecchio attento.
Lo stesso messaggio viene dato dal brano evangelico di Luca con l’esortazione che parte dalla parabola dell’invito a nozze: è saggio, insegna Gesù, colui che non pretende di apparire mettendosi ai primi posti. L’orgoglioso è destinato ad essere umiliato, mentre l’umile sarà esaltato. Aggiunge, Gesù, l’indicazione alla carità e solidarietà verso i poveri; quando offri un banchetto, non invitare chi poi ricambierà, non pensare ad averne interesse per te; pensa piuttosto ad invitare i poveri e bisognosi: questo ti sarà ricompensato nel giudizio finale.
Difficile, a prima vista, accostare a questi insegnamenti il messaggio della lettera agli Ebrei. Ma si può leggere come indicazione: la strada indicata dai due brani precedenti è quella che ci accosta alla Gerusalemme celeste, alla “adunanza festosa e all’assemblea dei primogeniti” della nuova creazione.
Il messaggio di questa Messa domenicale è, dunque, omogeneo nelle tre letture bibliche: l’orgoglio umano non porta a Dio e alla salvezza. Questa passa attraverso l’umiltà e la solidarietà verso i poveri; questa è la strada scelta da Gesù nella sua vita pubblica; una strada perdente a livello terreno, ma vincente nella bella avventura della salvezza eterna.
Una umiltà, quella insegnata dal Signore Gesù, non fine a se stessa, ma orientata a non mettere al centro del proprio impegno cristiano l’esaltazione di se stessi: al centro va messo il Signore e, con lui, i poveri che egli ama. Egli infatti, come sottolinea il Salmo tra le letture, è “padre degli orfani e difensore delle vedove”. L’umiltà cristiana nel pensiero di Gesù, fa sì che non si rivolgano gli occhi e il cuore a se stessi, ma a Dio e ai poveri che Dio ama.