Cosa conta di più nella vita dell’uomo e dà senso alla sua esistenza? In che cosa consiste la vera saggezza umana su cui fondare il proprio stile di vita? La risposta la troviamo nei testi biblici di questa Messa.
Il brano del Qoelet ci avverte che tutte le cose terrene, su cui gran parte degli uomini pensano di poggiare le certezza della propria vita, sono “vanità”, nient’altro che vanità: svaniscono come polvere al vento; non lasciano traccia duratura nell’esistenza dell’uomo e delle donna. Non ha senso quindi spendere la vita solo per acquistare ricchezze terrene; queste non danno il vero “profitto” che rende saggia e duratura la vita dell’uomo. Un messaggio di pessimismo? In realtà un messaggio di verità.
Il Vangelo di Luca ci presenta la parabola del “ricco insensato” che progetta la sua vita unicamente sui beni terreni, sul possedere, sull’impegno per aumentare la ricchezza. Di fronte a questo Gesù avverte che “la vita dell’uomo non dipende da ciò che egli possiede”. E, di fronte ai grandi progetti di arricchimento del ricco, che pensa solo a mangiare, bere e divertirsi, Gesù ricorda che tutti i beni materiali e le ricchezza di questa vita terrena sono “vanità”: si perdono tutte con la morte e non servono per la vita eterna.
Il messaggio conclusivo della parabola è di una chiarezza impressionante, tale da indurre a profonda meditazione: la vita terrena termina, ma non sai quando; e tutto ciò di cui ti sei arricchito resta su questa terra, non ti accompagna nell’aldilà, non garantisce la vita eterna. Cos’è allora che garantisce la vita eterna? Non certo il possesso di beni terreni, perché l’unica cosa che conta e di arricchirsi “presso Dio”.
Il brano della lettera di San Paolo ai Colossesi completa l’insegnamento di Dio di questa Messa: “Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù… rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra”.
È semplice e immediato l’insegnamento di questa Messa domenicale: non si tratta di una forma di “disfattismo economico”, ma di un insegnamento sui valori che sono duraturi, che nascono in questa vita e accompagnano fino alla vita eterna. Lavorare, certo è necessario; guadagnare, altrettanto; produrre, certamente si deve. Ma questo da solo non dà senso a questa vita e non conduce a quella eterna.
Il lavoro, il guadagno sono necessari in questa vita, ma non danno senso alla vita dell’uomo; non garantiscono la vita eterna. Il senso alla vita lo dà soltanto l’ “essere risorti con Cristo”, il “rivolgere il pensiero alle cose di lassù” anche nel lavoro, nell’impegno economico, nella produzione dei beni di questa terra, con la certezza che la salvezza è solo in Cristo che “è tutto in tutti”.