Pentecoste

Gesù aveva impresso negli animi dei suoi discepoli un “se”, molto vigoroso e specifico: se mi amate.
Non giocava sull’impressione sensibile, sull’emotività, sull’incontro dei possibili feelings. Gesù chiede altro e non transige. Vuole una concretezza.
Chiede di osservare i suoi comandamenti, cioè di spendere la propria esistenza in una modalità che rispetti ed incarni quanto il Signore ha consegnato alla persona perché possa dirsi figlio di Dio e fratello di ogni suo simile.
Incarnare, concretare giorno dopo giorno, superando le difficoltà e gli ostacoli per solo amore e non per interesse o, peggio, per egoismo dichiarato.
Questa la postura che consente alla preghiera di Gesù di giungere alla persona, di toccarla dal di dentro, di fare sentire quella presenza e quella forza che infonde vigore nella perseveranza.
Che cosa porterà di nuovo nella vita del discepolo?
Non un “che cosa”, pur sempre gradito in chiave di soccorso, ma un Chi.

Lo Spirito Paraclito che “rimarrà sempre con voi”, afferma Gesù. Egli abiterà il cuore della persona senza abbandonarla, una volta invocato si viene a scoprirLo, con stupore, già presente nella stessa invocazione.
Un compagno di viaggio, indubbiamente invisibile, ma non per questo irreale. Nel segreto della coscienza più che presente con la Sua sollecitazione, con l’ispirazione, con la consolazione nei momenti di scoraggiamento o di tristezza.
Non è solo un suggeritore, lo Spirito è il Suggeritore. In ogni circostanza sa come far affiorare la parola che Gesù ha annunciato. Proprio quella che può guidare nelle decisioni oscure, in cui non si scorge via di uscita, quando tutto trema e non consente nessuna solidità.
Non è una presenza simile al talismano oppure alla panacea universale, una sorta di buon cerotto ammorbidente.

Lo Spirito scuote ma non per abbattere e distruggere. Scuote perché le scorie possano scomparire, perché la persona possa vederle e rifiutarle, perché l’animo diventi trasparente alla Parola che vuole penetrare ed agire.
Potrà allora risplendere la Parola del Padre, mostrarsi come un fascio di luce che investe la terra, luce di un faro che guida e assicura che la strada sia quella giusta.
Allora il Padre e il Figlio potranno venire, rimanere, “prendere dimora” dice il Vangelo.
La festa e la gioia saranno piene perché, quanto Gesù ha annunciato, sarà compiuto e sarà contagioso. Serpeggerà un unico flusso di amore che lo Spirito saprà dirigere ovunque sul nostro pianeta, sulla Chiesa, su ogni comunità umana.