At 14,21b-27; Ap 21,1-5a; Gv 13,31-33a.34-35
Non è facile e ovvio sentirsi dire: “Ancora per poco sono con voi”. Quando e perché il Maestro lascerà i suoi?
La Sua presenza rende tutto più facile, tutto si può verificare, si può semplicemente vivere insieme e, per ciò stesso, sentirsi protetti.
L’assenza è sempre un vuoto, ben difficile da colmare e da accettare.
Con l’Assente è ancor peggio perché il desiderio di incontrarsi nuovamente deve essere eliminato. Nella nostra storia, concreta e cronologica, una volta separati dal tempo e dalla storia con quell’avventura spaventosa o amichevole che è la morte, non c’è più nulla da fare. È finita.
E il Maestro annuncia la separazione.
Il ricordo, per quanto tenero e affettuoso, non serve a nulla, tranne a rinfocolare la melanconia e il dolore per il distacco.
Un Maestro di vita eterna può comportarsi così? Nel senso di piantare in asso e di scomparire?
Se lo facesse non sarebbe un grande e credibile Maestro.
Ecco allora la Sua proposta per trovarlo ed incontrarlo sempre e senza fallo. Dovunque e in qualsiasi momento: il dono del nuovo comandamento “che vi amiate gli uni gli altri”.
Comandamento significa ingiunzione, asserzione precisa e non un suggerimento che si possa tralasciare senza rimorsi e fastidi interiori.
Significa traccia di un vissuto deve essere sottomesso e convalidato.
Tutto inserito in una prassi continua e non in un episodio sentimentale che susciti l’emotività senza coinvolgere gli strati profondi della persona e i suoi interessi, quelli della più svariata natura.. economici, sociali, familiari…
Il “come” amare è inciso non solo sulla vicenda storica di Gesù ma sulla sua pelle, sul suo corpo, martoriato, dato per amore. Fino alla fine, senza tirarsi indietro, anzi offrendosi liberamente.
Riceverne in dono l’intuizione è una scoperta notevole, percepire come sia l’unica strada per tessere relazioni che rimangano valide sempre e non siano soggette al tradimento o alla stanchezza.
Lasciarsi condurre a vivere come Lui, momento per momento nel susseguirsi della propria esistenza, senza esitare ma non per questo sentendosi esenti da ombre e perplessità, non solo l’unico modo per colmare un’assenza e per non stordirsi sì da dimenticare, ma per percepire un’altra e più preziosa valenza.
L’amore fra di noi, rende Presente l’Assente. Non è un gioco di parole è una realtà di fede: Egli è qui, nella misura in cui ci si dona agli altri, senza condizioni. Come Lui ha fatto e continua fare in noi, se consegnati agli altri.