Sir 27,4-7, NV 27,5-8; 1Cor 15,54-58; Lc 6,39-45
I testi della Parola di Dio delle domeniche precedenti la Quaresima, a partire dai brani evangelici di Luca, presentano i fondamenti della vita cristiana: essa è centrata su Gesù che viene per una salvezza universale; è vocazione e, allo stesso tempo, missione, fondata sull’amore del prossimo, ad imitazione di Gesù. In altre parole: essere con Cristo deve diventare necessariamente essere “come” Cristo. Sorge però la domanda: qual è la strada per essere “come” Gesù? La risposta la troviamo nella Messa di questa domenica.
Il brano dal libro del Siracide, presenta un insegnamento molto umano, ma importante: l’uomo si riconosce dal come parla, perché “la parola rivela i pensieri del cuore”. Ne deriva l’indicazione: prima di lodare una persona, bada bene a come essa parla, perché il modo di parlare “è la prova degli uomini”.
Il brano di Luca – come quello di domenica scorsa – ci riporta al “come”: “Un discepolo… che sia ben preparato, sarà come il suo maestro”. Se così non è, quel discepolo non ha nulla da insegnare a nessuno, perché sarà nient’altro che un cieco che “guida un altro cieco”. In altre parole, l’essere discepoli di Cristo non può essere fondato su altro che sulla imitazione del Signore Gesù.
Il brano evangelico, quindi, diventa un appello alla conversione, nella imitazione del Signore. Con l’aggiunta: il cristiano che vuole insegnare agli altri, deve prima convertire se stesso, togliendo la trave che ha nel suo occhio. I frutti di bene nel mondo, possono portarli solo coloro che sanno essere “albero buono”. I discepoli di Cristo si riconoscono dal frutto che portano nella loro vita personale. Ma solo “l’uomo buono” sa fare frutti di bene. Il bene nel mondo, nella comunità cristiana, nella società, lo può portare solo chi ha nel proprio cuore un “buon tesoro”. Il tutto sintetizzato dalla conclusione: “La bocca esprime ciò che dal cuore sovrabbonda”.
Un insegnamento di grande attualità: il bene, oggi più che mai, lo si può fare solo se si è nel bene. Si fanno frutti buoni solo se si è alberi buoni. Senza conversione personale non c’è missione; senza cuore fedele a Dio, non si produce bene, non si cambia il mondo. Un messaggio per noi tutti, che tanto spesso ci lamentiamo del male che c’è nel mondo, che porta gli uomini lontano da Dio.
Non è che il Signore sia diventato incapace di convertire il mondo. È invece che noi cristiani, troppo spesso non siamo convertiti noi stessi. Che testimonianza diamo, se non siamo testimoni credibili?
È un appello alla conversione del cuore, in questi giorni segnati dall’incontro del Papa con gli episcopati del mondo, nella sofferenza per gli scandali nella Chiesa. Oggi più che mai la missione della Chiesa ha bisogno di conversione degli uomini di Chiesa.