Gen 2,18-24; Eb 2,9-11; Mc 10,2-16
Una domenica, quella di oggi, che si potrebbe chiamare della famiglia cristiana, fondata sul matrimonio, istituito da Dio creatore fin dall’origine del mondo e confermato nella sua sostanza da Gesù. Di questo tema parlano il brano del libro della Genesi, e il Vangelo di Marco.
La Genesi ci riporta all’origine dell’umanità, quando Dio, dopo la creazione dell’uomo, Adamo, crea la donna, Eva, come “aiuto che a lui corrisponda”. Il racconto, simbolico e teologico, con queste prime parole, indica già il tipo di rapporto che la donna avrà con l’uomo; non gli è identica, ma gli “corrisponde”; come una mano, che non è identica all’altra, ma le corrisponde perfettamente, così che mettendosi l’una di fronte all’altra come controparte, insieme fanno un tutt’uno, completandosi a vicenda.
Segue l’intermezzo della creazione degli animali, a cui l’uomo dà il nome – esprimendo così la sua “signoria” sul mondo animale -, ed indicando, allo stesso tempo, che nessun animale può essere concepito come “corrispondente” all’uomo.
Corrispondente all’uomo potrà essere solo la donna, creata a partire dalla costola dell’uomo, cioè partecipe della stessa natura. Inoltre, con questa sottolineatura, il testo indica che la donna è quel qualcosa, anzi quel qualcuno, che manca all’uomo, così che nell’unione coniugale si ricostituisce l’unità; l’uomo è fatto per completarsi nella donna e la donna per completarsi nell’uomo: “Osso delle mie ossa e carne della mia carne”. Qui è l’origine dell’istinto sessuale che, per progetto divino, porta all’unione tra uomo e donna che si realizzano nel matrimonio e nella famiglia. Il nome stesso con cui Dio indica la donna, nella lingua ebraica “isshah”, è nient’altro che il femminile di uomo, “ish”; ad indicare che si tratta della stessa natura. L’uomo è fatto per la donna e la donna per l’uomo: “Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno un’unica carne”.
Nel brano evangelico di Marco, a chi gli domanda del “ripudio” della donna da parte dell’uomo, Gesù risponde che esso è frutto della durezza del cuore umano, ma non corrisponde al progetto di Dio creatore. Uomo e donna, maschio e femmina, nel matrimonio, diventano una sola carne, quindi una sola vita, indivisibile, per cui ogni altra scelta è da considerare adulterio. “L’uomo non divida ciò che Dio ha congiunto”, aggiunge il Salvatore: il matrimonio è opera di Dio che l’uomo non può distruggere.
Il brano evangelico termina narrando l’amore di Gesù per i bambini, ai quali “appartiene il regno di Dio”: da loro si deve imparare la spirito veritiero con cui accogliere il regno di Dio; e la sua benedizione su di loro indica al mondo che essi sono sempre ricchezza e benedizione per l’umanità. Nel brano evangelico, la benedizione data ai bambini è il compimento naturale della benedizione del Creatore all’unione coniugale dell’uomo e della donna, da cui i bambini nascono.
Un insegnamento, quello di questa Messa, da riprendere oggi più che mai, per annunciare al nostro mondo il significato e il senso dell’amore coniugale, della famiglia e della generazione.