Is 53,10-11; Eb 4,14-16; Mc 10,35-45
Che cos’è il cristianesimo? Una strada per il potere, oppure una strada per servire? È questo il tema della Parola di Dio che si legge nella Messa di questa domenica.
Partiamo da Isaia che, in un brano del quarto carme del Servo del Signore, profetizza la strada che sarà scelta dal Messia per salvare l’umanità. Questi non si presenterà come dominatore, ma come servo che “offrirà se stesso in sacrificio di riparazione” per i peccati del popolo. Percorrerà la strada del “tormento”, che è la strada che compie “la volontà del Signore”; e solo lungo questa strada “vedrà la luce” e “giustificherà molti”, perché “si addosserà le loro iniquità”. Insomma: il Messia giustificherà, cioè salverà, l’umanità perché offrirà se stesso in sacrificio, assumendosi lui le colpe degli uomini e per liberare l’umanità dal peccato e dalla conseguente condanna.
La lettera agli Ebrei annuncia che la profezia di Isaia si è realizzata in Gesù: egli è il sommo sacerdote che ha offerto se stesso in sacrificio per la salvezza dell’umanità. “Ha preso parte alle nostre debolezze”, ed “è stato messo alla prova” attraverso la passione e morte in croce. Per questo noi sappiamo di poterci accostare “con piena fiducia” a lui “per ricevere misericordia e trovare grazia”. Con altre parole, l’autore della lettera agli Ebrei conferma che la salvezza profetizzata da Isaia, è stata realizzata da Gesù “sommo sacerdote” che ha offerto se stesso per donare all’umanità la misericordia e la grazia di Dio.
Il brano evangelico di Marco ci presenta Gesù che conferma agli apostoli questa verità: che la salvezza passa attraverso il sacrificio e non attraverso la gloria. Lo spunto gli è dato dai due fratelli, Giacomo e Giovanni, i quali, desiderosi di carriera, chiedono a Gesù quelli che potremmo descrivere come i ministeri più importanti nel futuro governo del suo Regno.
Gesù risponde spiegando due cose. La prima: l’autorità nel suo regno sta nel “bere il calice” che Gesù stesso beve, cioè nel partecipare alla sua passione. I due fratelli rispondono che sono pronti. E Gesù ammette che, sì, sono pronti. Ma spiega una seconda cosa: i posti di responsabilità nel suo regno sono donati da Dio secondo un suo libero disegno.
Segue la ribellione degli altri apostoli nei confronti dei due fratelli. E Gesù spiega che nel regno di Dio sono in vigore logiche diverse da quelle umane: la grandezza non sta nel comandare, ma nel servire. Questa è la logica di Dio, la logica di Gesù Cristo, che è venuto per servire, donando, sulla croce, “la propria vita in riscatto per molti”.
Ecco la logica di Gesù: la salvezza passa attraverso la croce, come preannunziato da Isaia e poi spiegato dalla lettera agli Ebrei. Nel germe del regno di Dio che è la Chiesa l’unico vero potere deve essere solo e sempre quello del servire e dare la vita per Dio e per il suo popolo. Seguendo la strada di Gesù Cristo, non quella dei potenti di questa terra.