Sap 7,7-11; Eb 4,12-13; Mc 10,17-30
C’è qualcosa che possa guidare la vita dell’uomo, accompagnandolo fino a Dio? È questa, in sintesi, la domanda a cui intendono rispondere i brani biblici di questa Messa.
Una prima risposta la troviamo nel libro della Sapienza: la strada per la salvezza sta nello “spirito di sapienza”, che non è il sapere tante cose, ma la capacità di assaporare la verità di Dio. Essa non è frutto di ingegno umano, ma è donata da Dio a chi la chiede con la preghiera. Ha quindi un valore supremo: nulla di terreno può esserle paragonato, nemmeno la luce, perché la sapienza, viene da Dio, ed è quindi la luce che mai tramonta.
Dove la si trova questa sapienza soprannaturale? La risposta è nella lettera agli Ebrei: è unicamente nella parola di Dio che si può trovare la sapienza; quella parola/sapienza che “discerne i sentimenti e i pensieri del cuore”, entrando nel più profondo del cuore e dell’anima. Questa parola/sapienza di Dio entra dentro di noi, nella mente e nel cuore, ci legge dentro e ci mette in pienezza davanti allo sguardo di Dio.
Dove sta la strada per rendere concreta la sapienza e la parola di Dio, nella nostra vita? Ce lo indica Gesù nel Vangelo: la possiamo trovare nella legge che Dio ha donato attraverso Mosè: i dieci comandamenti, che traducono in concreto il valore sapienziale delle azioni umane. Essi sono la vera sapienza di Dio, portata poi a compimento dall’insegnamento di Gesù.
Il racconto evangelico trae origine dalla domanda del giovane ricco che chiede a Gesù di indicargli la strada per la vita eterna. A Gesù che gli indica la strada dell’osservanza dei comandamenti egli risponde di averli osservati fin dalla giovinezza. Meravigliosa la risposta di Gesù: “Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò…”.
Quel giovane è amato da Gesù perché osserva i comandamenti, quindi possiede la sapienza di Dio. Per questo Gesù pensa di proporgli qualcosa di più, la strada per giungere alla pienezza della sapienza: la rinuncia ai beni terreni per fondare la propria vita unicamente su Dio. È la proposta della vita consacrata e donata pienamente ed esclusivamente a Dio.
Il giovane non accoglie questa vocazione alla perfezione evangelica. E Gesù coglie l’occasione per sottolineare i rischi della ricchezza, che può distogliere il cuore dalla vocazione di Dio. E, rispondendo alla domanda degli apostoli, che già hanno lasciato tutto per seguirlo, indica il dono più grande: possederanno il centuplo in questa vita, seppure insieme alle persecuzioni. Con la certezza di ottenere la vita eterna.
Il messaggio per noi è importante: Gesù sempre fissa il suo sguardo con amore su chi mette a guida della propria vita i comandamenti di Dio. Tra questi poi, egli chiama alcuni alla pienezza della donazione nella vita consacrata. Questi, rispondendo il loro sì al Signore, potranno entrare al servizio pieno del suo regno con tutta la vita.