Gs 24,1-2a.15-17.18; Ef 5,21-32; Gv 6,60-69
Nella Messa di oggi termina la lettura del capitolo VI di Giovanni, nel quale, a partire dal “segno” della moltiplicazione dei pani, Gesù ha indicato la strada della salvezza, che sta nel credere in Lui e nel nutrirci di Lui nell’Eucaristia. La narrazione presenta le conseguenze dell’insegnamento di Gesù, tra rifiuto e abbandono da parte di molti e scelta di fede da parte dei Dodici.
Anzitutto il confronto si fa serrato con i “discepoli”, scandalizzati perché Gesù ha affermato di essere disceso dal cielo; Gesù li affronta affermando – e preannunciando – il suo futuro ritorno al cielo: “E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima?”; indica così che sarà in questo “vedere” la rivelazione definitiva del mistero del Figlio dell’uomo. Aggiunge che alla conoscenza della verità si giunge non attraverso la “carne”, ma in virtù dello “Spirito”, con la luce della rivelazione. Conclude che le parole da lui dette circa il mangiare il suo corpo e bere il suo sangue “sono spirito e sono vita”: nessuno può metterle in dubbio se vuole avere la vita nello spirito che Gesù stesso è venuto a portare.
Molti a questo punto se ne vanno. Gesù, rimasto solo con gli apostoli, li interroga: “Volete andarvene anche voi?”. Risponde Pietro: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio”. Pietro, nella luce dello Spirito Santo, è giunto alla confessione della fede cristologica: Gesù è il Santo, l’inviato di Dio, da Dio eletto e consacrato e a Lui unito. Gesù è il Messia atteso dai secoli.
Il capitolo VI di Giovanni ha portato il lettore a un cammino di fede: Gesù è il rivelatore di Dio al quale ci si deve accostare non per interessi materiali, ma solo con la fede. Credere in lui non è però un dato intellettuale, bensì vitale: la salvezza diventa efficace quando ci si ciba dell’Eucaristia, che crea comunione con lui e, attraverso lui, con il Padre, nello Spirito Santo. Questa fede non è però facile: necessita di un atteggiamento di fiducia in lui, nel suo annuncio di salvezza: è l’esperienza di Pietro, che si affida fiduciosamente a Gesù credendo, anche se non ha compreso in pienezza il mistero rivelato.
Una nota finale: erano cinquemila persone entusiaste quelle che, dopo avere mangiato il pane/segno dato da Gesù, volevano proclamarlo re; sono dodici persone quelle che restano con lui dopo che Gesù ha rivelato il dono della fede centrato sull’Eucaristia. Un dato che segnala la differenza tra una presunta fede, fondata su dati materiali e interessati, e la fede vera in Gesù Figlio di Dio, che nasce dall’aprire il cuore e la mente al suo insegnamento e si realizza nel donare a Lui la nostra vita, come lui ha donato a noi la sua. L’applauso delle folle è facile da ottenere, ma l’accoglienza nella fede passa attraverso un aprire la vita al mistero che lo Spirito Santo rivela a chi lo accoglie con umiltà.