Pentecoste

At 2,1-11; Gal 5,16-25; Gv 15,26-27; 16,12-15

Celebrando la festa di Pentecoste facciamo memoria di ciò che nello Spirito il Padre ha operato nella vita di Gesù (At 10,38) e del dono dello Spirito alla Chiesa. Chiediamo che le energie di vita del Crocifisso risorto si effondano sulla Chiesa radunata in preghiera per mezzo dello Spirito per crescere nella fede in Gesù e divenire capaci di annunciare il Vangelo vivendo nella compagnia degli esseri umani e nella fedeltà alla vita di Gesù.

Dello Spirito il Vangelo evidenzia un’azione di universalità e di unità. L’universalità abbraccia il tempo, memoria delle parole di Gesù e apertura al futuro; esiste grazie allo Spirito un’unità del credente, che vive immerso nel variare e nella discontinuità del tempo. Lo Spirito agisce nella vita del credente e della Chiesa, quando si manifesta un’unità che non annulla l’alterità e la pluralità a essa connessa. L’alterità rappresenta dalle culture degli uomini e dalle vicende di cui è tessuto il tempo e di cui non disponiamo. L’alterità che si manifesta dentro la stessa Chiesa, in pluralità di scelte di vita, di idee, di teologie… E l’alterità più profonda che ciascuno di noi conosce dentro di sé e che spesso guarda con paura.

Lo Spirito può questo, perché permette la glorificazione del Figlio e conduce a una comprensione globale della verità. Egli annuncia il “proprio” del Figlio, la gloria del Padre. Lo Spirito fa interpretare la passione e morte di Gesù come manifestazione della gloria di Dio, come rivelazione del Dio di cui Gesù fu l’interprete in una vita umana. Lo Spirito fa comprendere l’elevazione in croce di Gesù come l’epifania del Dio con noi che nella Parola divenuta carne accolse la condizione umana interamente. L’accettazione dell’alterità radicale, quella tra finito e infinito, tra divenire e eterno, tra effimero e duraturo, è già data e voluta in Dio. Essa non annulla la diversità, perché il Risorto rimane il crocifisso, colui che porta i segni della passione, i segni della storia. Questo mistero fonda la comunione ecclesiale, comunità di peccatori già accolti dal Signore. Questo è il proprio di Gesù che lo Spirito ci annuncia, perché lo accogliamo e ci lasciamo trasformare nel corpo di Cristo. Perché ciò non resti come morto o inerte, lo Spirito guiderà a una comprensione globale della verità, cioè del mistero del Figlio.

Lo Spirito non riempie la mente di nuovi fatti, ma fa capire che cosa significa avere il pensiero di Cristo nelle diverse circostanze della vita. Lo Spirito annuncerà le cose future, ossia inizierà all’incontro fra il Crocifisso risorto che viene e il nostro oggi. Rendendo vive le parole di Gesù farà comprendere di cosa è gravido il momento presente. Lo farà leggere alla luce del Signore che viene. L’alterità del tempo, sia cronologico sia culturale, il tempo che passa e il mondo in cui si è, non è più una minaccia, ma diventa il momento in cui in ascolto dello Spirito ci apriamo al Veniente. Così l’alterità non sarà più motivo di conflitto ma di comunione.