At 3,13-15.17-19; 1Gv 2,1-5a; Lc 24,35-48
Anche questa domenica ascoltiamo una manifestazione del Signore Risorto ai discepoli. Di essa sottolineiamo un’idea: non si dà fede nel Risorto senza l’intelligenza delle Scritture d’Israele. La fede nel Signore risorto nasce solo se in lui si discerne il compimento della promessa di Dio contenuta nelle Scritture.
Gesù rinvia al ricordo delle sue parole sul compimento delle Scritture in lui. È un lavoro della memoria che compone i fili che attraversano il corpo delle Scritture, la Legge, la Profezia e la Sapienza, con la vicenda umana di Gesù. La resurrezione può essere accolta e compresa solo grazie a un lavoro d’interpretazione della Parola. Si parla di “compimento”: c’è un percorso che giunge a un punto di arrivo per ripartire. Senza il mistero pasquale la vita di Gesù sarebbe rimasta incompiuta, la rivelazione del volto di Dio sarebbe rimasta incompleta e le stesse Scritture sarebbero rimaste inadempiute, prive dell’ultima parola conclusiva. Gesù apre l’intelligenza per comprendere le Scritture. Questa intelligenza è un evento cristologico: Gesù è oggetto e soggetto di essa. Nelle Scritture è contenuta l’intenzionalità salvifica di Dio. Le strade che percorrono le Scritture convergono verso un evento decisivo e cruciale già all’opera misteriosamente nella storia, attraverso il mistero di un Dio che cerca l’uomo “perduto” facendosi perdizione lui stesso. Le Scritture danno l’orizzonte di senso ove collocare il mistero pasquale di Gesù. Tale intelligenza delle Scritture è possibile solo per dono dello Spirito e per l’esegesi che Gesù fa di esse e che consegna alla Chiesa.
Luca aggiunge un elemento a tale compimento: l’annuncio alle genti della conversione per il perdono dei peccati. La missione non è un corollario del mistero pasquale che compie le Scritture, ne fa parte. Il contenuto della predicazione è il perdono dei peccati. I peccatori perdonati, i discepoli, ricevono come incarico di predicare il perdono dei peccati. C’è una conversione del modo di pensare Dio e l’essere umano, dunque del modo di pensare la relazione fra i due a partire dal perdono dei peccati così come è stato narrato dalla vita di Gesù. In Luca è la relazione tra Gesù e i peccatori a essere pietra di inciampo (Lc 5,27-32; 7,33-34; 15,1-32; 19,1-10). Il mistero pasquale dice che tale prassi di Gesù che è il contenuto della predicazione ecclesiale compie la Scrittura. Tutta la storia dei rapporti del Creatore con il mondo e con Israele ha assunto in conseguenza alla risurrezione corporea di Gesù, un evento unico e irripetibile, una nuova prospettiva. La storia delle relazioni fra Dio e Israele era orientata in tale senso e nel Messia crocifisso giunge al suo culmine: con lui si è aperto un nuovo capitolo della storia del mondo, una nuova era caratterizzata dal perdono divino. La Chiesa può annunciare questo solo conformandosi allo stile di Gesù, al suo sentire. Solo accogliendo per prima lei l’annuncio del perdono dei suoi peccati. Solo riconoscendosi lei incredula e peccatrice e bisognosa di misericordia.