Zc 12,10-11;13,1; Gal 3,26-29; Lc 9,18-24
Chi è Gesù? Per la gente è un profeta del passato e per i discepoli è il Messia liberatore del popolo. Ma lui si rivela come il Servo del Signore, che vince il male perché non lo fa, ma lo porta su di sé. Infine è Gesù a dirci chi siamo, chiamandoci ad essere come lui ogni giorno. Poi segue la Trasfigurazione, nella quale il Padre dice: “Questo è il mio Figlio, ascoltate Lui”. Luca non dice dove avviene questo episodio; gli altri la mettono a Cesarea di Filippo, il punto più lontano da Gerusalemme che Gesù ha raggiunto.
Prima erano i discepoli a farsi domande intorno a Gesù. Ora è lui stesso che chiede “chi sono io per la gente?”. Gesù fa due domande separate: una che cosa dicono le folle, l’altra che cosa dicono i discepoli. La seconda, avversativa (“Ma voi chi dite che io sia?”) è la domanda fondamentale. Non dice “tu” ma “voi”, perché dalla risposta nasce la Chiesa, in contrapposizione a tutte le altre opinioni. La risposta di Pietro è esatta. Il Cristo è Dio, il grande atteso, il Messia che avrebbe compiuto le promesse di Dio e i desideri dell’uomo, il senso profondo di ogni esistenza come attesa e speranza verso di Lui, Salvatore del mondo. Senza di Lui tutto è sospeso nella insicurezza e nella paura. Con Lui tutto entra nel mistero di Dio.
Alla proclamazione-confessione di Pietro segue la misteriosa spiegazione del Signore: il Cristo di Dio è il Figlio dell’uomo, il Servo di Jahwè. Dopo la sua Pasqua di morte e risurrezione sarà annunciato, perché è proprio la sua Pasqua la manifestazione in pienezza del Cristo di Dio. Il mondo lo rifiuterà e lo ucciderà, ma nella sua Pasqua d’amore sta tutta la sua potenza.
Gesù parla a tutti; la Croce va presa ogni giorno, come il pane chiesto nel Padre nostro; infine l’invito a non vergognarsi delle sue parole perché queste sono il controllo quotidiano sulla nostra coscienza. La parola di oggi è per “ogni giorno”, come la Croce da portare non solo nel momento della prova, della fatica, della pena.