Gn 18,1-10; Col 1,24-28; Lc 10,38-42
Gesù aveva avvisato i suoi che non sempre sarebbero stati accolti. Marta lo riceve nella sua casa, anche se è distratta da altre preoccupazioni. E queste, come le spine, soffocano. Maria, la sorella, ha preferito la parte migliore, che è Gesù, “Il Figlio scelto”. Eletto dal Padre, oggi Gesù è scelto da Maria, convinta – nel cuore – che non c’è cosa migliore della sua Parola.
Marta accoglie, ma è “tutta presa”, nel senso di una fatica tormentata e di un’occupazione penosa e inutile, come spesso è il lavoro della terra, la normalità della vita degli uomini, secondo la sapienza sacra. Ora il Signore dice che c’è una parte buona da scegliere: stare ai suoi piedi e ascoltarlo. Marta chiede di fare turno con la sorella; Gesù invece la invita ad imitare Maria. Stargli vicino è la sola cosa di cui c’è seriamente necessità.
Dopo la grande parabola del Samaritano, iniziata con la domanda sul cosa è necessario “fare” da parte del dottore della legge, ora Gesù esalta la parte migliore, che non è solo fare delle cose buone, ma farle con amore come in un rapporto nuziale, dove ci si dedica, ma anche si contempla l’Amato e ci si lascia afferrare da Lui. Solo l’Amore è fine a se stesso e la comunione è la cima dell’esperienza cristiana.
A quel tempo e in quell’ambiente era particolarmente insolito il fatto di una donna – qui è Maria, in altro luogo la peccatrice piangente – tutta tesa all’ascolto della Parola del Maestro, normalmente una caratteristica degli uomini. Marta fa cose buone, ma rischia di perdere il fine per cui le sta facendo. La risposta di Gesù alla richiesta di Marta, riguarda entrambe le sorelle. Dinanzi alle molte necessità della vita, il Signore ricorda quale sia il bisogno assoluto: Lui stesso e la sua Parola. Marta voleva servire e amare il suo visitatore, ma la preoccupazione per le cose da fare rischiava di far dimenticare che tutto era fatto per Lui. Le cose non sono più importanti dell’amore che contengono.