Pentecoste

At 2,1-11; Rm 8,8-17; Gv 14,15-16.23-26

Che effetto fa lo Spirito Santo? Quali sono i suoi segni, oggi, nella Chiesa? Soprattutto le conversioni, come nel giorno di Pentecoste quando, alle parole degli apostoli moltissimi si fecero battezzare. Fu una vera mietitura. “Pentecoste”, del resto, designava nell’Antico Testamento la “festa della mietitura”. Così alla missione degli apostoli e dei loro successori si può applicare la profezia di Isaia: “Il deserto diventerà un giardino e il giardino sarà considerato una selva” (Is 32, 15). Formidabile, nella sua semplicità, la conferma di Papa Benedetto: “La Pentecoste costituisce il battesimo della Chiesa, è un evento che le ha dato, per così dire, la forma iniziale e la spinta per la sua missione. E questa ‘forma’ e questa ‘spinta’ sono sempre valide, sempre attuali… La Pentecoste è la festa della comprensione e della comunione umana. Tutti possiamo constatare come nel nostro mondo, anche se siamo sempre più vicini l’uno all’altro con lo sviluppo dei mezzi di comunicazione, e le distanze geografiche sembrano sparire, la comprensione e la comunione tra le persone sia spesso superficiale e difficoltosa… sembra che gli uomini stiano diventando più aggressivi e più scontrosi; comprendersi sembra troppo impegnativo e si preferisce rimanere nel proprio io, nei propri interessi”.

All’inizio della storia sacra troviamo la costruzione della Torre di Babele: la descrizione di un regno in cui gli uomini hanno concentrato tanto potere da pensare di non dover fare più riferimento a un Dio lontano e di essere così forti da poter costruire da soli una via che porti al cielo per aprirne le porte e mettersi al posto di Dio. Babele è il rovescio della Pentecoste: dallo sparpagliamento alla concordia. Questa è all’inizio della Chiesa e questo è il segno di una comunità viva perché l’unione dei cuori attira e converte.

Lo Spirito è Consolatore perché insegna e ricorda. L’insegnamento afferma la potenza di illuminazione, di redenzione e di gloria di ogni realtà e di ogni evento che la Parola porta ha in se stessa. E il ricordo è prezioso e concreto, perché esprime la vitalità della Parola nella storia personale e collettiva. È il senso alto della cultura umana; meglio: della sapienza, il sapore di Dio nella storia.

Paraclito dice la pienezza nuziale dell’intimità di Dio con noi, segno della relazione profonda e stabile, presenza stessa del Signore Gesù nei nostri cuori. Questa reciproca circolazione è l’Amore, dimensione fondamentale e unica della vita cristiana. La stessa relazione tra il Padre e il Figlio è donata all’umanità.

Noi ascoltiamo la Parola e usciamo dalla Chiesa così come ci siamo entrati. Non così Maria, la piena della grazia dello Spirito. Dopo che lo Spirito si è accoccolato nel suo grembo ponendovi il Figlio dell’altissimo, lei esce per andare sulle regioni montuose di Giuda e sull’uscio di casa della cugina, ci fu pentecoste: “Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito santo”. Pentecoste attirata da un saluto, dentro un abbraccio di due donne che si stringono i grembi rigonfi.