At 1,1-11; Eb 9,24-28;10,19-23; Lc 24,46-53
Si chiude il Vangelo di Luca con Gesù che si stacca da terra e sale in cielo. La nuova pagina sarà la prima degli Atti degli apostoli, gli atti della Chiesa, comunità e segno della nuova presenza del Risorto. Riassunta in poche parole la sua vicenda terrena, Gesù mostra l’apertura universale ed escatologica della missione della Chiesa che, nel suo Nome, annuncerà conversione e perdono. L’ascensione è segno di assoluta bellezza e densità; è affidata ai testimoni con il dono dello Spirito, da loro portata da Gerusalemme sino ai confini della terra e tutta raccolta nella Passione e Risurrezione di Gesù.
L’ascensione è evento pasquale. Apre le menti all’intelligenza delle Scritture – che finalmente trovano tutte pienezza di significato e spiegazione nella morte-resurrezione del Cristo – come il sepolcro si è aperto alla vita risorta di Gesù. Anche la conversione e il perdono sono segni della Pasqua perché sono l’esperienza della morte-risurrezione operata in coloro che hanno ascoltato e accolto quelle Parole. È Pasqua, infine, anche il soffio dello Spirito Santo, che la consegna al cuore e alla vita dei discepoli che ne saranno testimoni.
Nelle immagini antiche il Signore è spesso rappresentato con mani aperte eccezionalmente grandi, per mostrare i segni della passione ma anche per benedire: Gesù è l’assoluta benedizione di Dio alla quale si può rispondere solo restituendo benedizione per benedizione. La giornata del fedele israelita è tutta segnata da benedizioni rivolte a Dio. Anche Gesù si stacca ma lascia la sua benedizione: è il segno forte della sua presenza. È la prima volta che il Signore benedice gli Apostoli e benedire sempre è l’eredità che ci ha lasciato. Ciò che consola i discepoli è che capiscono la perfetta comunione fra Padre e Figlio.
Oggi il Vangelo dell’ascensione ci mostra tre pilastri della nostra fede: il congedo di Gesù da noi, il suo permanere con noi e l’attesa del dono dello Spirito che porterà a tutte le genti l’annuncio del Signore.
Nel giorno dell’ascensione la storia registra anche altri eventi. Venerdì 29 aprile 1429, forzando l’assedio inglese, Giovanna entra in Orleans, su un cavallo bianco, verso le ore venti. I soldati e tutto il popolo l’accolgono con entusiasmo “come se avessero visto Dio scendere in mezzo a loro” (Giornale dell’assedio). Si lascia passare la festa dell’Ascensione e poi, il 6 maggio, si va all’attacco dei fortilizi nemici che assediano la città. Giovanna è subito ferita, leggermente, a un piede; e di nuovo e più seriamente è ferita il 7 maggio alla spalla da un verrettone di balestra. Non può trattenersi dal gridare e piangere per il dolore; ma, fatta una sommaria medicazione, torna subito a combattere. La battaglia è dura e incerta. Giovanna si apparta e prega per un quarto d’ora. Poi torna al combattimento; prende d’assalto la grossa fortezza che controlla il ponte; libera così l’accesso alla città per i necessari rifornimenti. Il giorno seguente, 8 maggio, inaspettatamente gli inglesi tolgono del tutto l’assedio alla città. È domenica; ricorre la festa dell’apparizione di san Michele arcangelo. Orleans è liberata. Un’esplosione di entusiasmo attraversa la Francia. Gli inglesi, che prima hanno rivolto a Giovanna solo insulti e scherni, d’ora in poi cominciano a temerla; sono inquieti; pensano a qualche misterioso potere…