At 10,34a.37-43; Col 3,1-4; Gv 20,1-9
Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.
Si parla del sepolcro per dire della morte vera di Gesù, mentre i verbi che riguardano Maria Maddalena sono tutti al presente: viene, vede, corre e vede. Il presente è il tempo della quotidiana ricerca del Signore che amiamo. Un incontro, quello col Risorto, che avviene a piccole dosi, per non farci schiantare il cuore come sul Tabor della trasfigurazione: è mattina presto, ancora buio; Maria ha visto che la pietra è stata tolta e pensa che "hanno portato via il Signore"; e lo dice al discepolo che appena un giorno prima lo aveva rinnegato.
Tutto il cammino della passione conteneva il germe dell’annuncio di risurrezione e di gloria: segni della sua regalità e della sua vittoria, anche se si parlava della sua morte. Ora, in quest’alba che avanza, la vita non può più essere come prima, perché Gesù è vivo! La sepoltura del suo corpo non è stato l’ultimo gesto della sua presenza in mezzo a noi, ma è il primo di una vita cambiata, risorta.
Maria, andando ancora di notte al sepolcro, pensa di avere un incontro con il cadavere di Gesù. È tutto quello che le rimane per tenere viva la memoria del suo incontro con il Signore. La pietra ribaltata e il sepolcro vuoto la disorientano ma sono ancora segni legati a quella morte, solo che ora non sa "dove l’hanno posto!". Una parola meravigliosa e carica di affetto.
Prima ha corso lei, ora corrono Pietro e Giovanni, turbati e in preda all’agitazione. Il primo ad arrivare, più giovane, aspetta l’altro che entra per primo. Quelle bende e quel sudario bastano a credere, senza apparizioni e annunci. Questa fede è miracolo essa stessa. Ha la misura della nostra esperienza, della nostra storia dinanzi al mistero della morte e resurrezione, ogni volta – mentre è ancora notte – chiamati a convertirci e a credere.
Maria, Pietro, Giovanni, i discepoli, all’inizio non videro che quel telo; quest’anno la Sindone è in ostensione straordinaria e misericordiosa. Dinanzi ad essa, osiamo dire:
Imprimi il tuo Volto in me, Signore,
perché il Padre vedendo Te in me ripeta: "Tu sei il figlio che amo",
e perché chiunque mi incontra veda una scintilla del Padre.
Imprimi il tuo Volto in me, Signore,
perché possa essere testimone dell’infinita tenerezza che hai per ogni creatura.
Imprimi il tuo Volto in me, Signore,
perché sia una Sindone vivente
che porta in sé i segni della tua morte e Resurrezione.
Angelo Sceppacerca