Ger 33,14-16; 1Ts 3,12-4,2; Lc 21,25-28.34-36
Inizia l’anno della Chiesa con lo scenario apocalittico dei segni in alto che provocano angoscia e spavento mortale. Condizione, quest’ultima, quanto mai tragicamente attuale. Se la paura è per quanto potrà accadere, l’angoscia viene da quello che già succede qui in basso, nelle nostre città, nei luoghi della vita normale, a gente che fa le solite cose e si trova raggiunta e colpita dall’odio assassino.
Ci vuole la sapienza per interpretare la storia e vederci il mistero e l’opera di Dio. La prova è una condizione universale, tocca anche i discepoli di Gesù che vi sono immersi, senza esenzioni o privilegi. Solo la fede permette loro di vedere, in tutto questo, “il Figlio dell’uomo venire con potenza e gloria” e di vivere il dramma della storia risollevati, con il capo alzato, certi che “la liberazione è vicina”. Come vorrei dire queste parole alle famiglie di Siria.
Un amico ci è appena andato, per una breve visita a portare un po’ d’aiuto. E scrive: “Siamo il segno di un ricordo, ambasciatori di una Chiesa che non li dimentica, che prega con loro, che ascolta le storie, che scalda il cuore e anche qualche stanza gelida nel prossimo inverno. Quanto è forte la paura? Nella mia stanza da letto vedo i sacchetti di sabbia alla finestra: ‘per precauzione!’. Se la sabbia impedisce a una scheggia di mortaio di penetrare, dall’altro mi rende impossibile lo sguardo sulla città. La paura di fatto mi rende cieco, impossibilitato nello sguardo. Nessuno a Damasco ha uno sguardo positivo. Da qui, lo dicono tutti, si può solo scappare. Per quanto tempo si può vivere con i sacchi di sabbia alla finestra?”.
La sfida apocalittica di questo Vangelo, davanti agli avvenimenti di distruzione, dice che il Signore non è mai assente dalla nostra vita. La sua “liberazione” è la “redenzione”, rivolta a tutto il genere umano, perché tutto è coinvolto nella schiavitù del peccato. I segni spaventosi sono già cominciati. L’intenzione del Vangelo è di tenerci stretti alla parola di Gesù, rendendoci conto che il Signore si è fatto vicino.
È l’Avvento. “Affascinate, cieli, con la vostra purezza queste notti di Avvento, o sante sfere, mentre le menti, docili come bestie, stanno vicine, al riparo, nel dolce fieno, e gli intelletti sono più tranquilli delle greggi che pascolano alla luce delle stelle. Oh, versate, cieli il vostro buio e la vostra luce sulle nostre solenni vallate: e tu, viaggia come la Vergine gentile verso il maestoso tramonto dei pianeti, o bianca luna piena, silente come Betlemme!” (Thomas Merton).