1Re 3,5.7-12; Rm 8,28-30; Mt 13,44-52
Un contadino che scopre un tesoro non cercato; un mercante che finalmente s’imbatte in una perla strepitosa! Appena accanto l’immagine della pesca che descrive il giudizio finale. La vita e la salvezza mescolano esultanza e apprensione, sorpresa assoluta e severa sospensione. L’uomo è pieno di gioia e non ci pensa due volte a vendere tutto per comprare quel campo e il mercante baratta il tutto per quella perla. Tutta la storia è tesa verso il tesoro, la perla, la speranza di non essere gettati in una fornace come scarti di pesce.
Quel terreno che nasconde un tesoro e quella perla di grande valore vanno comprati; ad ogni costo, costi quello che costi; possibilmente con l’aggiunta di una grande gioia perché l’incontro è decisivo, determinante. Il dono necessario ed essenziale né lo si compra né lo si merita; lo si trova! È un dono.
Quattro parabole in sette versetti. Le prime due consigliano di decidersi per ciò che ha valore. Le altre due sono sulla responsabilità. La giustizia e la cattiveria – i pesci buoni e quelli cattivi – stanno insieme fino alla cernita finale: fino allora la misericordia e la responsabilità possono cambiare il cuore degli uomini. Infine la parabola dello scriba, responsabile di dover comprendere non solo l’antico, ma anche il nuovo, anzi deve riconoscere che le promesse dell’antico sono realizzate in Gesù, il compimento di esse. Tutto porta a Gesù. È lui il tesoro, la perla, la novità di Dio, la salvezza di tutti.
Per capire le parabole basta mettersi davanti le figure di alcuni santi. Antonio abbandona tutto, a diciotto anni, per andare a vivere nel deserto. Francesco di Assisi prende alla lettera le parole del Vangelo. Ignazio si converte alla lettura della vita dei santi, durante un ritiro. Teresa, alla fine della vita, confessa: "Non mi pento di essermi donata all’amore". Come loro, mille altri, conosciuti e ignoti ai più, non a Dio. Fatti essi stessi perle preziose.
Gesù è la perla, ma è anche il mercante: per acquistarci ha dato tutto se stesso, fino alla morte e alla morte di croce. Forse anche noi siamo il tesoro che Dio cerca e trova, alla fine. E questo è il paradiso, la gioia più grande che dura tutto il tempo fuori dal tempo. Somiglia più a una festa nuziale che a una pesca abbondante. E alle nozze si addice la preziosità del tesoro e l’unicità della perla.
Da vero scriba del regno dei cieli, Agostino scrive che noi cerchiamo il Signore perché Lui ci ha già trovato.
Angelo Sceppacerca