Ger 20,7-9; Rm 12,1-2; Mt 16,21-27
La morte e la vita sono tra loro collegate a motivo della persona e della presenza tra noi del Figlio di Dio. In questa consapevolezza ci accompagna l’apostolo Pietro con la sua opposizione all’esito previsto da Gesù attraverso l’annuncio della sua Pasqua di morte e risurrezione e il conseguente severo rimprovero rivoltogli dal Maestro. Pietro sembra non reggere l’annuncio che il segreto messianico di Gesù, il suo essere Figlio del Dio vivente, ha una strada obbligata da percorrere, la via della croce. Pietro non l’accetta per Gesù e non la sopporterà per sé nell’ora della passione, fino a rinnegare il suo Signore: lo tradirà e piangerà, come segno del suo pentimento.
Gesù spiega ai discepoli che il cuore della sua missione è proprio la Pasqua: solo la sua morte e risurrezione fanno comprendere il significato ultimo di ogni sua opera e parola. Non solo! Quello che Gesù annuncia di se stesso è il significato di ogni esistenza umana e il segreto della stessa creazione. Al centro c’è sempre la domanda sul senso della vita e della morte, il mistero del male e la vittoria ultima dell’amore. La morte è principio della vita e la vita è offerta d’amore di se stessa. Questo spiega la severità del rimprovero a Pietro, paragonato – paradossalmente – al principe del male e della morte. Gesù non può accogliere il rimprovero, perché ora, in Lui, la Morte stessa viene redenta e strappata dal suo vecchio volto. Ora la Morte è la suprema obbedienza al Padre, vertice del sacrificio d’amore di Gesù.
Il desiderio e il progetto di Gesù è tutto in quell’invito a "venire dietro a me", a seguirlo prendendo la Sua croce e portandola, cioè facendola nostra. Certo, tutto questo non è ovvio, scontato. Al contrario è una prassi radicalmente nuova, nella quale invece di difendersi ci si consegna; molto più che una semplice morale naturale.
È Gesù il modello, nella cui vita – opere e parole – tutto si svolge e si compie in obbedienza al Padre. In Lui è mostrato l’esempio dell’esistenza e la rivelazione del suo scioglimento finale: la morte al vertice della fede e della vita nella fede. Qui passa la grande responsabilità dell’annuncio del Vangelo e il compito di legare e sciogliere, sempre e dovunque, l’avvenimento della misericordia divina.
Ogni anima vale più del mondo intero. Eppure, per non perderla dobbiamo perderla… per Lui! Non mancano esempi bellissimi e struggenti di chi "perde" ogni cosa per amore di qualcuno. Amare è sempre un po’ perdere la propria vita.
Angelo Sceppacerca