Gen 12,1-4; 2Tm 1,8-10; Mt 17,1-9
La voce e le parole di Dio spaventano a morte i discepoli. Gesù li risuscita: "Alzatevi" (il verbo della resurrezione) e li guarisce dalla paura: "Non temete!". Dal terrore di morte alla gioia: è il mistero della Pasqua. La nube ricorda quella dell’esodo (Mosè): luminosa per gli israeliti e tenebrosa per gli egiziani. Anche qui c’è il monte, elevato e in disparte; Gesù è il nuovo Mosè.
Domina il bagliore, il volto splende come il sole e le vesti sono sfolgoranti. Tutta la luce è della Parola; anche Mosè ed Elia, che rappresentano l’inizio e la fine della storia salvifica che si compie in Gesù, mettono in luce Lui in mezzo a loro. La teofania è di Gesù: Lui è la luce della nostra vita. La parola del Padre lo conferma.
Pietro vorrebbe fissare questa storia in un luogo (qui), ma alle tende/capanne costruite dall’uomo si sostituisce la presenza di Dio e la nube ne è il segno, la shekinah; la voce di Pietro cede a quella che viene dalla nube e che torna a pronunciare le stesse parole del battesimo di Gesù: "Questi è il mio Figlio, il prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo!".
Alla fine resta Gesù "solo" perché lui è la pienezza e il compimento. La Trasfigurazione è perché i discepoli (gli stessi nel Getsemani) comprendessero e facessero esperienza della regalità di Gesù attraverso la sua sofferenza. Per un istante la Pasqua è anticipata, ma resta ancora la strada da fare per arrivarci: la croce. Si comprende la proibizione di Gesù a raccontare l’esperienza di questa visione; la si potrà capire solo dopo la sua Risurrezione. Di più. La Risurrezione farà capire anche chi è Giovanni Battista, chi è Mosè, chi è Elia, chi sono loro. Anche Lutero comprese bene che la scena della Trasfigurazione tratta della morte, "del fatto che si deve disprezzare la morte e considerarla soltanto come un passaggio da questa abitazione di lavoro e di servizio alla gloria di una vita migliore".
La Trasfigurazione è un evento riservato, tutto si compie "in disparte"; è un miracolo segreto, un contrasto tra la luminosità abbagliante e la sua riservatezza. A Pietro che voleva costruire tre capanne, Dio risponde avvolgendoli tutti nella nube della sua presenza e della sua abitazione in mezzo al popolo. La luminosità e l’ombra dice che il mistero è un dono che si può solo ricevere, non costruire con le nostre forze.
Angelo Sceppacerca