Gen 15,1-6; 21,1-3; Eb 11,8.11-12.17-19; Lc 2,22-40
Andare a Gerusalemme è sempre salire al luogo della santità di Dio. Per tre volte si dice che i genitori di Gesù adempiono la Legge dell’antica alleanza. Loro, però, osservano anche le parole dell’angelo che avevano pronunciato il nome del figlio, Gesù, che vuol dire "Dio salva". Osservanza dell’antica Legge e compimento del piano di Dio. In quella umile coppia di sposi che porta il neonato al Tempio è velata, in umiltà, la maestà divina, la Signoria di Dio sulla storia, la salvezza universale del Padre misericordioso, il compimento di ogni promessa.
È il rito della purificazione rituale degli sposi, preannuncio della purificazione che in Gesù e per mezzo di Lui si compie per la vita di tutto il popolo. Gesù è il personaggio protagonista e tuttavia è il destinatario delle azioni di altri; il Signore si mostra mite, tutto consegnato in obbedienza alla volontà del Padre in merito alla circoncisione, alla purificazione e all’offerta dei primogeniti.
Anche Maria è obbediente al Signore: chiamandolo come Dio stesso aveva detto attraverso l’Angelo, mette in risalto che questo Bambino è Figlio di Dio. Poco conta la nota riguardante l’offerta delle tortore che dice la povertà della Santa Famiglia. Solo a nomi Gesù è più che ricco: conforto di Israele, Messia del Signore, bambino Gesù, la salvezza che viene, luce per illuminare le genti, gloria del suo popolo. Nomi che dicono la sapienza e l’affetto dei padri ebrei che aspettano il Messia. Simeone è l’icona di questa attesa.
Simeone è il volto di questa attesa affettuosa: stringe tra le braccia la redenzione di Gerusalemme lui che è davvero un uomo spirituale: lo Spirito Santo era sopra di lui; lo stesso Spirito l’aveva avvertito del dono che avrebbe preceduto il congedo dall’esistenza terrena; infine è lo Spirito Santo che lo muove a recarsi al Tempio. Lo Spirito riempie tutta la vita di Simeone, il passato, il presente e il futuro. Legge e profezia sono tutt’uno, in piena armonia.
Segue l’incontro con la vecchia Anna, sempre nel tempio per lodare Dio; col digiuno e la preghiera attendere la venuta della redenzione, essa stessa segno di Israele che attende. L’attesa di Anna è una disposizione del cuore che dovremmo avere anche noi verso la grazia di Dio, la grande benedizione nuova che Gesù porta nel mondo.
Quanti bambini avrà visto Simeone, portati al tempio dai genitori! Ma questo Bambino, che finalmente vede, è quello che aspettava e lo riconosce come "il Cristo Signore"! C’è vedere e vedere, quello di Simeone è il vero sguardo spirituale. Ci vuole anche oggi il miracolo di uno sguardo che riconosce, accoglie, inaugura e accompagna il cammino di una vita nuova, di un bambino che nasce.
Da qui inizia il lungo tempo di Nazaret, prezioso per il suo silenzio che dice l’immersione piena del Figlio di Dio nella quotidiana umile vicenda del Figlio dell’Uomo.
Angelo Sceppacerca