Ez 47, 1-2.8-9.12; 1Cor 3,9-11.16-17; Gv 2, 13-22
Oggi è la Dedicazione della Basilica Lateranense, la Cattedrale di Roma. È il 9 novembre del 324, alla fine delle persecuzioni contro i cristiani da parte dell’impero romano papa Silvestro può entrare nella Basilica Lateranense, la prima chiesa in assoluto ad essere pubblicamente consacrata, dedicata al culto del Dio cristiano. La chiesa è dono dell’imperatore Costantino, edificata sul terreno del colle Laterano, fino ad allora proprietà della moglie dell’imperatore, Fausta. La costruzione fu come un risarcimento ai cristiani delle confische subite durante gli anni delle persecuzioni.
Costantino fece molto altro, con provvedimenti che si avvicinavano alla sensibilità cristiana. Il giorno di domenica fu considerato festivo, abolite le sanzioni contro il celibato e la mancanza di prole, mitigate le condizioni degli schiavi, proibita la separazione di padre, madre e figli di una stessa famiglia in occasione della spartizione del patrimonio; proibiti per tutti gli spettacoli cruenti. Furono emanate leggi in protezione degli orfani, delle vedove e dei bambini esposti, contro le nozze forzate e la prostituzione negli alberghi. Fu proibito impiegare la croce come strumento di supplizio.
Agostino racconta la conversione del filosofo Vittorino il quale, convinto della verità del cristianesimo, diceva al sacerdote Simpliciano: "Sappi che io ormai sono cristiano". Simpliciano gli rispondeva: "Non ci credo finché non ti vedo nella Chiesa di Cristo". E lui: "Sono dunque le pareti che ci fanno cristiani?". Ma un giorno Vittorino lesse nel Vangelo la parola di Cristo: "Chi si vergognerà di me in questa generazione anch’io mi vergognerò di lui davanti al Padre mio". Capì, andò da Simpliciano e gli disse: "Andiamo in chiesa, voglio farmi cristiano".
Nell’occasione della Pasqua a quei tempi salivano a Gerusalemme anche centomila persone, si ammazzavano sui 18/20mila agnelli, era un grosso affare per la gente che portava il tributo al tempio, comprese le monete pagane, non valide in Israele, che bisognava cambiare in quelle pure e nel cambio ci si guadagnava al punto che il tempio veniva ad essere la banca centrale.
Gesù ha molto amato il tempio di Gerusalemme, ha pianto pensando alla sua distruzione: "È la casa del Padre mio", aggiungendo: "Distruggete questo tempio e io in tre giorni lo farò risorgere". Parlava del tempio del suo corpo. I giudei non capiscono Gesù; anche i discepoli faticano a capire, però ricorderanno le sue parole, dopo la resurrezione e finalmente si capirà l’accostamento tra il tempio e il corpo del Signore.
Angelo Sceppacerca