Sir 24,1-4.12-16; Ef 1,3-6.15-18; Gv 1,1-18
Mentre Matteo e Luca iniziano il loro Vangelo con la nascita di Gesù nel tempo, Giovanni parte da molto più lontano: l’origine vera della vita di Gesù è nell’esistenza eterna di Dio. È il canto della Parola, persona divina, luce e vita, diventata uomo per rivelare e comunicare la salvezza a quanti credono in lui, Unigenito del Padre, l’unica persona che vede e vive presso il Padre.
Una pagina poetica e sublime, un inno fondamentale per tutta la teologia cristiana. È la più acuta interpretazione di chi è Gesù: il Verbo in Dio, eternamente preesistente nell’intimità della vita divina con il Padre. "Verbo" sta per Sapienza e Parola; il Verbo è forza che crea, persona che illumina e comunica la vita di Dio. Il Verbo è generato eternamente dal seno di Dio-Amore; è il volto del Padre che spinge tutte le cose all’essere. Tutta la storia appartiene ed è opera del Figlio di Dio, di Gesù di Nazaret.
Alla luce di Dio, che è la vita del Padre donata al Figlio e che splende su ogni uomo, si oppongono le tenebre che lottano per eliminarla senza però avere il sopravvento e vincere. Il testimone che precede la luce è Giovanni: colui che annuncia un "Dio pieno di amore misericordioso" per tutta l’umanità.
Anche se presente tra gli uomini, vicino a ogni uomo, Gesù non è stato riconosciuto dal mondo. Di più. Nemmeno i suoi lo hanno accolto. Con il peccato l’umanità ha perso l’orientamento. Eccetto – però – un "resto" che lo ha riconosciuto, accolto e ha stabilito un nuovo rapporto con Dio, diventandone figli. Solo coloro che accolgono il Verbo e credono nella sua persona divina diventano figli di Dio.
Tutta la vita di Gesù è manifestazione di Dio, ma il momento in cui si manifesta la gloria in tutta la sua potenza è la croce. Può sembrare paradossale vedere la croce come la glorificazione, ma Dio è amore e sulla croce l’amore folgora.
Solo il Figlio rivela il Padre perché da sempre è nel suo "seno". Il "seno" è il grembo materno, suprema intimità del Figlio nel Padre.
Angelo Sceppacerca