At 15,1-2.22-29; Ap 21,10-14.22-23; Gv 14,23-29
Mentre gli ebrei attendevano la comparsa spettacolare del profeta escatologico che si sarebbe manifestato davanti a tutti come il re d’Israele vittorioso contro i dominatori pagani, Gesù dice ai suoi amici che la sua venuta, insieme al Padre, sarà nel cuore dei credenti, resi così tempio di Dio. La sua non è un’apparizione o una visione, ma una vera esperienza interiore. Gesù tornerà da coloro che lo amano concretamente e abiterà per sempre nel loro cuore, assieme al Padre e allo Spirito della verità. È un’azione divina prima di essere un’esperienza dell’uomo. Gli antichi segni della presenza di Dio in mezzo al popolo – la tenda, la nube, il tempio di Gerusalemme – ora sono nel cuore e nella vita dell’uomo. Se Gesù era "tra noi", ora, con lo Spirito, è "in noi".
Il Padre ha mandato Gesù e sua è la parola rivelata, parola di Dio. Perché possa penetrare nel cuore è necessario lo Spirito. Anche lo Spirito Santo è maestro di fede ai credenti, ricordando loro le parole del Maestro.
Non si deve essere tristi. Gesù va al Padre, fonte della vita, della storia e della salvezza. Stanno per compiersi i fatti finali della vita terrena di Gesù. Con la sua esaltazione-resurrezione, il demonio è sconfitto e condannato. Col suo sacrificio Gesù dimostra il suo amore per il Padre, perciò la "sconfitta" della croce è solo la vittoria effimera del principe di questo mondo.
Lo Spirito consola perché insegna e ricorda "tutte le cose". Non è solo un recupero di memoria, ma l’energia della Parola nella vicenda umana, capace di portarvi "sapienza", che è molto di più della sola "cultura". Di questa si nutre la pace di Cristo che non è "stare in pace", senza conflitti, ma è comunione e amore, pienezza di vita. È pace tra cielo e terra, tra Dio e noi, tra l’umanità e il cosmo.
Gesù esige la gioia, perché nasce dall’amore e dall’esperienza della sua pace che non è quella "imperiale" ed egemonica imposta da un esercito che ha sbaragliato altri eserciti. La sua pace è la pienezza della presenza e dell’amore del Figlio di Dio nella nostra vicenda. È possibilità di vivere fin da ora una vita nuova. Tutto fatto nuovo. Persino la morte può essere grembo di Vita.
Angelo Sceppacerca