Is 7,10-14; Rm 1,1-7; Mt 1,18-24
Due nomi per il Figlio. L’angelo consegna a Giuseppe il nome per il figlio e ne spiega il significato: Gesù, colui che libera dai peccati. L’evangelista Matteo, poi, gliene attribuisce un secondo: Emmanuele, Dio con noi. Gesù è vero Dio e vero uomo; solo perché veramente Dio poteva farsi anche veramente uomo, della stessa nostra condizione di creature deboli e fragili, impaurite dinanzi alla morte.
Più che della nascita di Gesù, questo Vangelo di Matteo racconta l’annuncio a Giuseppe della maternità verginale di Maria, sua sposa. Quello di Luca raccontava l’annuncio di Gabriele a Maria. Luca e Matteo, però, non scrivono cronaca, ma teologia.
All’epoca il matrimonio aveva due fasi: dopo la firma di un vero contratto davanti ai genitori e a due testimoni, passava ancora un anno prima che andassero a vivere insieme. Dopo un anno c’era la festa con la sposa condotta alla casa del marito e iniziava la vita in comune. L’annunciazione a Maria avvenne durante quell’attesa e la sua gravidanza fu opera dello Spirito Santo (ruah-spirito in ebraico è femminile, indica una forza, un soffio creatore). Il concepimento verginale non è svalutazione della sessualità. Rivela che Gesù viene dall’alto, è il Signore che ha assunto la natura umana.
Il dubbio di Giuseppe dice la prova della sua fede e il sogno potrebbe essere il soccorso del Signore che gli rivela il suo disegno. Certamente tutto porta a vedere, nel figlio di Maria, l’erede del trono di Davide, promesso dai profeti; Gesù è realmente il "Dio con noi". Anche l’ultimo rigo di Matteo lo confermerà: "Ecco, io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo" (Mt 28,20). In Gesù, Dio è e resta sempre a fianco dell’uomo.
In quel tempo la verginità era da commiserare, come per un albero senza frutti, una donna irrealizzata nel sogno di essere madre. Se la verginità è il simbolo dell’amore totale per il Signore, Maria vergine è la prova della grandezza e della forza dell’amore di Dio, il solo che sa trarre vita anche dal terreno sterile. Anche noi siamo provati nella fede ma sorretti dai segni della vittoria della vita.
Angelo Sceppacerca