Gen 3,9-15.20; Ef 1,3-6.11-12; Lc 1,26-38
Quello di Maria è il primo "Sì" a Dio. Lei è l’umanità nuova, la Chiesa. Vale anche per noi, figli suoi: ogni volta che diciamo "Sì" a una parola del Vangelo, questa diventa carne della nostra carne.
L’annunciazione a Zaccaria (marito di Elisabetta e padre di Giovanni il Battista) e l’annuncio a Maria, sono un dittico dei due Testamenti: la promessa (e sta alla fine dell’Antico) e il compimento (e sta all’inizio del Nuovo). Chi prega il rosario ripete per 50 volte il succo di questa pagina; anche le campane la ripetono tre volte al giorno (una consuetudine introdotta da san Francesco d’Assisi, proprio in ricordo dell’Annunciazione, al rientro dall’Oriente). Il sì di Maria è al cuore del Vangelo e dei nostri giorni.
Rispetto all’annuncio a Zaccaria (in Giudea, a Gerusalemme, nel santuario del tempio, ad un sacerdote), quello a Maria appare più umile: in Galilea, a Nazareth, in una casa, a una donna. La realtà, però, proprio grazie a quel "Sì" è rovesciata: Maria è il nuovo santuario del Dio vivente, la sua è la Santa Casa e il suo seno la terra della nuova ed eterna alleanza.
Maria è il culmine dell’umanità, la nuova Eva Madre dei viventi, il "termine fisso di eterno consiglio". Da sempre Dio, prima che fosse il mondo, pensava a lei come al compimento del suo progetto. L’uomo fu creato al sesto giorno, il "Sì" di Maria porta la creazione tutta al settimo giorno, al tempo della festa perché lei è la sposa.
Penso alla gioia di Dio che trova una donna che lo ama.
Maria è sposa, ma anche madre. Significa che ha dei figli che sono uguali a lei. Ogni altra pagina del Cangelo dovrà essere letta con questo schema: la proposta-annuncio-chiamata di Dio e la risposta-adesione-sequela del discepolo. L’Amen è quello della cugina Elisabetta: Beata te, che hai creduto.
L’angelo è colui che annuncia e si chiama Gabriele, "forza di Dio". La forza di Dio è la sua Parola e quella dell’angelo contiene tutta la Bibbia: la prima parola è "gioisci"; siamo fatti per la gioia che è il segno dell’amore reciproco. Poi viene la "grazia" che è il nostro nome. Noi siamo graziati, amati e la "piena di grazia" è la piena di un Dio che straripa d’amore per lei.
Angelo Sceppacerca