Pentecoste

At 2,1-11; Gal 5,16-25; Gv 15,26-27; 16,12-15

Il "venire" di Dio a noi dice che nel mistero di Dio, ma anche nella realtà dell’uomo immagine di Dio, nessuno viene per se stesso. Nel mistero di Dio e in quello dell’uomo, ognuno è "per l’altro". Credere, allora, non è sottomissione cieca ma libera risposta d’amore.

Il Consolatore viene dal Padre per testimoniare il Figlio. Dio è "per l’altro". Dio è Amore e lo Spirito è la presenza definitiva di Dio nella storia. Qui è il principio e la possibilità vera della pace come amore reciproco e pieno tra due realtà che vivono l’una per l’altra. Sembrano cose astratte, ma sono la radice della possibilità di una nuova umanità e di una storia nuova. Il comandamento dell’Amore, verso Dio e tra di noi, non è una scelta fra le altre, ma è la realtà stessa di Dio, resa possibile anche a noi.

Le parole dello Spirito sono quelle udite da Gesù stesso, però guidano alla verità intera e mostrano cose nuove, cose future. La Parola del Signore non cessa mai di crescere in chi l’ascolta: più la si ascolta, più si presenta nuova, in tutta la profondità del suo mistero. Prova ne sono gli uomini pieni di Spirito, come papa Giovanni XXIII. A chi gli diceva che secondo la gente con lui tutto il Vangelo era cambiato, egli rispondeva che il Vangelo non era cambiato, ma lo si capiva meglio. È sempre lo Spirito che spiega, fa comprendere, illumina, apre.

Lo Spirito non porta nuove rivelazioni ma fa capire e fa vivere la parola di Gesù, rendendola efficace nella vita dei discepoli. Glorifica Gesù facendolo conoscere agli uomini, suscitando la fede nella sua persona come Figlio di Dio.

Lo Spirito Santo, questo "sconosciuto". Padre Marko Ivan Rupnik, gesuita e artista dice che "lo Spirito Santo rischia di essere il grande dimenticato" ed è convinto che molte difficoltà dell’oggi – una vera e propria "siccità spirituale" – sono dovute proprio al nascondimento dello Spirito Santo nella vita dei cristiani e nella Chiesa: "Senza di Lui prima o poi anche Dio, Cristo, il Vangelo, la Chiesa ci diventano estranei. Senza lo Spirito Santo il Vangelo è una lettera morta, la Chiesa un’organizzazione sociale, l’obbedienza una manipolazione, Dio una teoria. Con lo Spirito Santo Dio diventa nostro Padre, Cristo diventa mio Signore e Salvatore, il Vangelo la parola della vita e la Chiesa una comunità che ci innesta nella Trinità".

Pentecoste è occasione per fare spazio allo Spirito Santo nella nostra vita. È importante la preghiera perché, quando preghiamo, è lo Spirito che prega in noi, che in noi grida: "Abbà, Padre". Anche la bellezza può avvicinarci allo Spirito perché la verità rivelata è l’amore e l’amore realizzato è la bellezza. Solov’ev diceva che non sono le muse a ispirare gli artisti, ma lo Spirito Santo.

Angelo Sceppacerca