Domenica 14 ottobre

Sap 7,7-11; Eb 4,12-13; Mc 10,17-30

Il Signore sta andando "per la strada" verso Gerusalemme e la sua Pasqua di Croce e di Gloria. Finisce il tempo della profezia, perché tutto si compie in Gesù. La corsa, l’adorazione e la domanda del giovane è segno dell’intero Israele in cerca di pienezza.

Cosa serve per avere la vita? Una domanda seria, fatta buttandosi in ginocchio davanti a Gesù. Serve amare gli altri E Dio? Dio lo si ama seguendolo, facendosi discepoli di Gesù. Dio, infatti, è ora tutto presente nell’umanità di Gesù. E Gesù è il Dio da amare.

Il giovane non sa che questa è la buona notizia, il Vangelo. Amare Dio significa seguire Gesù, lasciando tutto. L’alternativa – tragica – è perdere Dio e se stessi; perdere tutto: Dio e la propria vita.

In ginocchio dinanzi al Signore è l’Israele fedele a cui non manca nulla se non l’incontro con il Messia, il passaggio dalla Legge al Vangelo, la piena comunione con Dio. L’invito a lasciare tutto e a seguirlo esplicita il comandamento del Vangelo. I comandamenti di Mosè hanno condotto qui, alle nozze. Ora c’è solo il comandamento dell’amore.

Spaventa lasciare i beni, sentirsi insicuri e credersi privati della felicità della vita. Tutto falso. È inganno l’autosufficienza; il cuore non si nutre di ricchezze: è sotto gli occhi di tutti eppure quel giovane teme la proposta di Gesù. Come la temono tanti giovani, ricchi di cose e poveri di senso perché sono le ricchezze a comandarli e loro a obbedire.

Al centro di tutto c’è uno sguardo d’amore: "Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò". Dio non vuole togliere niente, solo darci il suo amore. Il rifiuto intristisce Gesù, ma non esaurisce il suo amore, non ne cambia lo sguardo. Aver memoria di questo sguardo può rendere possibile ogni ritorno.

Chi è quest’uomo? Solo Matteo dice che si tratta di un giovane. Per Luca è un capo. Anche per Marco è un adulto, forse persino un anziano che può guardare indietro a tutta la sua vita, e dire che i comandamenti li ha osservati fin dalla giovinezza. Qualunque sia la nostra condizione ed età, questo Vangelo ci riguarda; è per noi.

"Il centuplo" promesso da Gesù è la vita eterna, ma già qui nella comunità cristiana che è famiglia e casa per chi le ha lasciate. Non dimenticando che siamo ancora nel tempo delle persecuzioni, delle tribolazioni, della croce.

Angelo Sceppacerca