1Sam 3,3-10.19, 1Cor 6,13-15.17-20, Gv 1,35-42
Ancora davanti a Giovanni e alle sue parole. È come se il Battista consegnasse i suoi discepoli a Gesù: dalla prima alla nuova alleanza, dalle profezie di Israele al Messia finalmente svelato. Il passaggio è garantito dalla fedeltà di Giovanni nei confronti del Cristo Signore. Giovanni "stava ancora là", fedele custode della legge e dei profeti, speranza accesa del Figlio di Dio.
Giovanni fissa lo sguardo su Gesù e lo rivela Agnello di Dio. Tre parole corpose che svelano il segreto messianico di Gesù prefigurato nella prima Pasqua celebrata in Egitto e nel Servo innocente e sacrificato. L’agnello toglie il peccato del mondo prendendolo su di sé. In quel peccato ci sono tutti i peccati. L’Agnello è venuto a cercare la sposa per le nozze. La vicenda d’Israele è profezia della storia universale e Dio ama questo mondo e questa storia sino al sacrificio del Figlio.
I due discepoli ascoltano Giovanni e seguono Gesù. Ancora in estrema sintesi tutta la parabola della conversione cristiana. La domanda: "Che cosa cercate?" rimanda a quella dell’uomo ricco che chiede "che cosa deve fare" per avere la vita eterna. I discepoli rispondono con un’altra domanda: "Maestro dove dimori?". I due non cercano più qualcosa, ma Lui nel mistero della sua origine e della sua comunione, il Mistero del Padre.
L’evangelista mostra i tratti che fanno un discepolo, la fede come esperienza di un incontro e come adesione alla persona del Cristo. C’è l’invito a fare una diretta esperienza personale col Maestro per trovare dimora nel luogo dove sta Gesù: nel Padre, nel seno della trinità divina. I discepoli che ora seguono Gesù incominciano a chiamare altri a seguirlo. Ogni chiamata riproduce il loro itinerario: annuncio, conoscenza ed esperienza diretta. Così Andrea si fa guida del fratello Simone verso Gesù. Lo sguardo con cui il Maestro accoglie Simone è così profondo che gli capovolge la vita da Simone a Pietro. Anche lui diviene roccia, come Cristo.
Angelo Sceppacerca