Corpus Domini

Gen 14,18-20; 1Cor 11,23-26; Lc 9,11-17Alla fine non c’è nessuno che, venuto al banchetto del Messia, sia costretto a tornarsene digiuno. Il particolare sul molto avanzato sembra dire che anche quelli che non hanno fatto in tempo a partecipare e a sedersi con Gesù, comunque hanno ancora una possibilità per saziarsi. È avanzato molto pane, riservato a chi è rimasto fuori dalla mensa. A noi che oggi siamo a messa, vengono in mente coloro che non sono seduti con noi e che non possono partecipare al banchetto.Sono molti. Sono, anche oggi, i fratelli cristiani perseguitati in varie zone del mondo che non possono celebrare l’Eucaristia perché è loro proibito.
Sono i fratelli e le sorelle che non sono riusciti a mantenere integro il vincolo del matrimonio e non possono nutrirsi del pane eucaristico.
Sono le comunità, in terra di missione, che non hanno un sacerdote e non possono celebrare ogni domenica l’Eucaristia della resurrezione.
Sono, ancora di più, coloro che non conoscono la bellezza e il senso dell’Eucaristia, oppure si sono allontanati dalla Chiesa, forse anche a causa del nostro comportamento. Sono, infine, tutti quelli che non hanno mai incontrato il messaggio buono di Gesù e perciò non conoscono nemmeno la gioia del suo banchetto.
Ovunque arriva lo sguardo, l’Eucaristia resta il cuore di tutto il mondo, anche al di là della Chiesa visibile. Le dodici ceste avanzate sono colme della speranza che attorno al tavolo di Gesù c’è posto per tutti, c’è pane per ognuno.Resta la domanda se il segno dell’Ostia consacrata, quel piccolo pane bianco, sia abbastanza eloquente, comunicativo. Si è sempre lodato e adorato Gesù "nascosto nei suoi veli" che coprono la divinità e nascondono anche l’umanità. Una cosa è certa. Quel pane provoca la nostalgia di Dio. Pur "velato" nei segni, quel pane inerme e offerto alla fame di ognuno, apre uno squarcio nell’anima alla nostalgia di Dio.Annalena Tonelli, originaria di Forlì, medico, laica, missionaria. È morta a Boroma, in Somaliland, uccisa a colpi d’arma da fuoco, il 5 ottobre 2003. Non poteva vivere senza il corpo del Signore. Fin dal 1971 aveva auto il permesso di conservare l’Eucaristia presso di sé. Ricorda il vescovo Bertin: "L’ultima Messa che celebrai con lei fu nell’agosto 2003. Cambiai l’Ostia consacrata e le lasciai una parte dell’Ostia grande della Messa. È questa Ostia che, dopo l’uccisione di Annalena, il mio vicario ritrovò dentro un armadio, in un sacchetto di pelle morbida, insieme a una croce francescana, dentro un purificatoio". E queste le parole di Annalena, nel suo diario: "Ora la casa ha il suo Padrone. La sicurezza e la pace, che dà la sua presenza, stanno diventando la forza e l’equilibrio della mia vita. Lui mi dice: vieni a stare con me. Io soltanto posso tutto. Ora conosco la sua voce meglio della mia, meglio dei miei pensieri".La processione del Corpus Domini varca le porte delle chiese. L’Eucaristia non può esaurirsi entro le mura del tempio ma tende necessariamente a varcarle per diventare impegno di testimonianza e servizio di carità. Ognuno che ha compreso il senso di ciò cui ha partecipato, si sente debitore verso ogni fratello di ciò che ha ricevuto. Va a cercare quelli che non c’erano.