Battesimo del Signore

Is 42,1-4.6-7; At 10,34-38; Mt 3,13-17

Il tempo di Natale si chiude col Battesimo del Signore. In realtà, nella storia di Gesù di Nazareth, il tempo tra la sua nascita e il battesimo al Giordano è di circa 30 anni. Di questi decenni poco dicono i Vangeli, poco la tradizione. Col Battesimo inizia la "vita pubblica" di Gesù per le strade di Palestina fino a quel triduo di Pasqua, presumibilmente all’inizio di aprile dell’anno 30.

Al Giordano s’incontrano i due vertici della storia della salvezza: la preparazione e il compimento, l’annuncio e l’arrivo – comunque inaspettato e sorprendente – del Messia che chiede – lui! – di farsi battezzare da un Giovanni che ha tutte le ragioni per opporsi e obiettare. Ma per ora deve essere così, è il pastore che deve varcare il recinto delle pecore, per condurle in un nuovo cammino.

Anche Pietro, davanti a Gesù che vuole lavargli i piedi, oppone un rifiuto – "Tu lavi i piedi a me?" – per quell’amore non dovuto. Si comprende, allora, la parola di Giovanni quando si ritrova l’Agnello di Dio nella fila dei battezzandi: "Tu vieni da me?". È il mistero dell’amore del Signore, perfetta e definitiva manifestazione dell’amore del Padre che, per bocca dello Spirito, dice il nome di Gesù: "È mio Figlio!".

Il battesimo al Giordano va capito in questa luce. Come la nascita e la manifestazione ai magi, è segno di umiliazione, abbassamento. Dinanzi a Giovanni – uomo scarnificato da una vita da asceta e profeta con voce di tuono – si allineano file di uomini e donne peccatori e penitenti. Gesù si mette in fila in mezzo a loro e Giovanni sbalordisce.

Dopo il battesimo il cielo si riapre. Lo Spirito scende e porta la voce del Padre che indica Gesù come "il Figlio mio prediletto". Al grido di Isaia, che è il nostro in questi giorni, Dio ha risposto, è sceso come Spirito Santo. Spirito significa "vita"; Santo significa "di Dio". Nel battesimo ci è stata data la stessa vita di Dio e il mondo attende che questa vita nuova si manifesti. Il mondo attende uomini e donne che vivono in terra, ma col "cielo aperto" sopra.

Angelo Sceppacerca