Is 40,1-5.9-11; Tt 2,11-14;3,4-7; Lc 3,15-16.21-22
Dopo tre decenni di silenzio a Nazareth, il Battesimo di Gesù segna l’inizio della sua vita pubblica; si inaugura la sua missione salvifica con il gesto di mescolarsi ai peccatori che vanno a farsi battezzare da Giovanni Battista al fiume Giordano. Il tre volte Santo si unisce ai peccatori. Lui che è una sola cosa con Dio si fa uno con chi si è allontanato da Dio. E così rivela il vero volto di Dio che è misericordioso e vince con l’amore il rifiuto e la resistenza dell’uomo.
Durante tutta la sua vita pubblica Gesù è andato a cercare i peccatori, si è intrattenuto volentieri e si è seduto a mensa con loro, al punto che le persone devote si sono scandalizzate e lo hanno criticato duramente. Ed è morto sulla croce in mezzo a due ladroni, prendendo su di sé il peso dei peccati dell’umanità. Lui è il Messia Salvatore secondo la figura del Servo di Dio di cui scrive il profeta Isaia. E come Figlio di Dio e Messia-Servo è presentato al mondo dalla voce del Padre mentre esce dall’acqua del Giordano: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”.
Lo Spirito Santo discende su di lui come la colomba di Noè che annuncia la fine del diluvio e il ritorno dell’armonia, della vita e della pace, perché Gesù riconcilia tutti gli uomini con Dio e tra loro; come la colomba del Cantico dei Cantici, simbolo del popolo unito a Dio come la sposa allo sposo, perché Gesù convoca ed edifica la Chiesa sua sposa, chiamata alla festa delle nozze eterne.
L’opera di Gesù continua negli Apostoli con uguale proposito: liberare gli uomini dal peccato e dalla morte, riconciliarli con Dio e tra loro, costruire la Chiesa come popolo di Dio, impronta e acconto nella storia del Regno di Dio e della salvezza definitiva. Gli apostoli, a loro volta, passano il testimone della missione e del dono ricevuto ai vescovi e ai loro successori, immagine e presenza di Cristo pastore e sposo della Chiesa. Ma tutta la Chiesa è chiamata all’impresa della salvezza universale e tutti i cristiani sono unti con il dono dello Spirito. Il Battesimo di Gesù al Giordano ricorda che ogni battezzato è eletto a diventare in Cristo “figlio nel Figlio”.
Ora alcune parole alle quali prestare una speciale attenzione:
Il cristiano, reso conforme all’immagine del Figlio, diventa capace di adempiere la legge nuova dell’amore. Il cristiano certamente è assillato dalla necessità di combattere contro il male attraverso molte tribolazioni, e di subire la morte; ma, unito a Cristo nella morte, andrà incontro alla risurrezione forte di speranza. E ciò vale non solamente per i cristiani, ma anche per tutti gli uomini di buona volontà, nel cui cuore lavora invisibilmente la grazia. Cristo, infatti, è morto per tutti e la vocazione ultima dell’uomo è una sola, quella divina; perciò dobbiamo credere che lo Spirito Santo dà a tutti la possibilità di essere uniti al mistero pasquale di Cristo morto e risorto. Così grande è il mistero dell’uomo. In Cristo riceve luce quell’enigma del dolore e della morte, che al di fuori del suo Vangelo ci opprime. Con la sua morte egli ha distrutto la morte, con la sua risurrezione ci ha fatto dono della vita, perché anche noi, diventando figli col Figlio, possiamo pregare esclamando nello Spirito: Abba, Padre!
Di chi sono queste parole così turgide di sapienza e di futuro? Sono della Chiesa, nell’ultimo Concilio, il Vaticano II. Come nei giorni di Giovanni, anche oggi tutto il popolo attende questa voce che viene dall’alto e da dentro, sempre dal soffio dello Spirito del Dio di Gesù Cristo.
Angelo Sceppacerca