Isaia 55,6-9; Filippesi 1,20-27; Matteo 20,1-16
Nel Vangelo di questa domenica, Gesù mostra quanto la sua logica sia diversa e superiore dalla nostra. Ma non per questo… meno logica! Poco prima, Pietro aveva chiesto al Maestro: cosa avremo per ricompensa noi che abbiamo lasciato ogni cosa per seguirti? La risposta di Gesù è nota: riceverete il centuplo e la vita eterna. Una ricompensa enorme! Ma Gesù aggiunge: “Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi”. La parabola di oggi spiega bene come interpretare quella parola alquanto misteriosa di Gesù.
La “grande ricompensa” (il centuplo e la vita eterna) promessa a chi lascia tutto per il Regno è un dono di grazia accordato a tutti, cominciando dagli ultimi arrivati. La vigna è il popolo e il Signore esce a tutte le ore per chiamare e richiamare. Tutte le ore della giornata la storia di ogni singolo e di tutti non sono altro che un appuntamento col Signore.
I “primi chiamati” sono sempre stati gelosi della misericordia e della generosità di Dio. Così è stato per il popolo d’Israele, il profeta Giona, il fratello maggiore del “figlio prodigo”, e per tanti altri. Anche il giovane ricco pensava che la vita eterna consistesse nel fare qualcosa in più, invece Gesù gli dice che l’avrebbe ottenuta lasciando ogni cosa. Fatto sta che per tutti, primi e secondi, la salvezza è dono gratuito del Padre. Non si può meritarlo o pretenderlo: è grazia.
Le cinque chiamate del padrone della vigna possono corrispondere alle età in cui ogni persona è chiamata, oppure alle varie epoche della storia dell’umanità. Una cosa è certa: con Gesù siamo all’ultima ora, l’ora presente che inizia con Gesù e termina al suo ritorno. Poi ci sarà la fine del giorno (del tempo) e la ricompensa (la vita eterna).
Quando il padrone, alla fine della giornata, distribuisce la giusta (sia secondo le nostre opere che secondo la giustizia “eccessiva” dell’amore di Dio) ricompensa a ciascuno, avrebbe potuto iniziare dai primi. Invece inizia dagli ultimi, probabilmente proprio per sorprendere i primi e indirizzarli non al merito, ma alla grazia. I primi, invece, borbottano e si lamentano. Gli ultimi, anche questa volta, sono i “primi” a capire: ai poveri basta poco per comprendere che ogni cosa ricevuta è un dono gratuito.
Infine, sempre a proposito dei “primi” e degli “ultimi” operai. Sia che si veda in loro il popolo ebraico da una parte e i pagani dall’altra, sia che si scorgano i popoli dell’oriente e dell’occidente, l’importante è capire che nessuno è escluso dalla misericordia di Dio. L’urgenza di questo perdono elimina ogni orario di chiusura, perfino l’undicesima ora. Anche perché la vigna del Signore è così grande che c’è posto per tutti e a tutte le ore.
Angelo Sceppacerca