Domenica 27 luglio

1Re 3,5.7-12; Rom 8,28-30; Mt 13,44-52

Sette versetti per dire in modo semplice e luminoso che il Regno di Dio è proprio ciò che si cerca nel profondo del cuore: un tesoro di cui si scopre l’esistenza, una perla di rara bellezza che appare, all’improvviso nel palmo delle nostre mani. La gioia di questo “invenimento” produce la responsabilità e la scelta di lasciare tutto per questo incontro col Signore. Perché il Regno è Lui. La gioia della scoperta è la forza per decidersi.
Quattro parabole in sette versetti di Vangelo. Le prime due hanno un unico tema: decidersi per ciò che ha valore. Dal trovare il tesoro nascosto e la bella perla al vendere tutto per comprarli. Non basta trovare, occorre decidersi. A convincerci, la gioia della scoperta. All’opposto, il male intristisce, proprio perché impedisce ogni scelta positiva.

Le altre due parabole sono sulla responsabilità. La Chiesa, come una grande rete, raccoglie tutti i fratelli. La giustizia e la malvagità – i pesci buoni e quelli cattivi – stanno insieme fino allo spoglio finale: fino a quel momento la misericordia e la responsabilità possono cambiare il cuore degli uomini. In ultimo la parabola dello scriba consapevole di dover comprendere non solo l’antico, ma anche il nuovo, al punto di dover riconoscere come le promesse dell’antico si siano realizzate e compiute in Gesù di Nazareth.
Tutto porta a Gesù. È lui il tesoro, la perla, la novità di Dio, la salvezza di tutti. E Gesù chiede: “Avete capito tutte queste cose?”. Vanno capite tutte queste cose, nessuna esclusa, sia la grazia che la libertà, sia il dono che la responsabilità, sia la giustizia che la misericordia.
Agostino, quando scoprì e capì “tutte queste cose”, scrisse: “Tardi ti ho amato, Bellezza tanto antica e tanto nuova: tardi ti ho amato! Tu eri dentro di me, e io stavo fuori, ti cercavo qui, gettandomi, deforme, sulle belle forme delle tue creature. Tu eri con me, ma io non ero con te… Tu mi hai chiamato, il tuo grido ha vinto la mia sordità; hai brillato, e la tua luce ha vinto la mia cecità; hai diffuso il tuo profumo, e io l’ho respirato, e ora anelo a te; ti ho gustato, e ora ho fame e sete di te; mi hai toccato, e ora ardo del desiderio della tua pace” (Confessioni, X 27).

È il Regno di Dio ciò che si cerca nel profondo del cuore: e quando lo si trova è come la scoperta di un tesoro o una perla di bellezza unica. La gioia della scoperta porta a lasciare tutto pur di possedere questo dono: l’incontro col Signore! Perché il Regno è Lui.
Per capire le parabole basta mettersi davanti le figure di alcuni santi. Antonio abbandona tutto, a diciotto anni, per andare a vivere nel deserto. Francesco di Assisi prende alla lettera le parole del Vangelo. Ignazio si converte alla lettura della vita dei santi, durante un ritiro. Teresa, alla fine della vita, confessa: “Non mi pento di essermi donata all’amore”. Come loro, mille altri, conosciuti e ignoti ai più, non a Dio. Fatti essi stessi perle preziose.

Il regno dei cieli non è fatto dai pesci buoni, ma dalla rete che aggrega tutti, buoni e cattivi, senza discriminazione. Così la Chiesa, accoglie tutti nel suo seno. Il Vangelo è realistico: rimuove ogni ideale utopico (in nome di queste utopie folli sono stati eliminati milioni di uomini!) perché sa che la rete sarà piena solo alla fine, non prima. Solo allora ci sarà la separazione, il giudizio. E questo spetta solo a Dio. Ma il giudizio già lo conosciamo: ognuno di noi sarà misurato secondo la dose di misericordia che ognuno avrà accordato agli altri. Tutto il resto sarà bruciato. Dal fuoco del giudizio di Dio – che è misericordia.

L’attesa dell’ultimo giorno e del giudizio finale non ci rende passivi, perché la lotta fra bene e male perdura nel cuore dell’uomo. Certo, alla fine, i nostri meriti saranno pur sempre pochi. Il resto, lo speriamo!, lo metterà Cristo. Diceva s. Domenico: “Non possiamo dirci poveri finché possiamo contare sull’infinita ricchezza dei meriti di Cristo”.

Angelo Sceppacerca