1Samuele 16,1.4.6-7.10-13; Efesini 5,8-14; Giovanni 9,1-41
I Vangeli delle domeniche di Quaresima sono delle perle. Il racconto della guarigione del cieco dalla nascita è una pagina che S.Agostino invitava a meditare lentamente, a lungo, in ogni espressione. Si racconta che il vescovo di Ippona, pur dovendolo spiegare nel corso di un’omelia, parlò per più di un’ora! Anche nelle catacombe, l’arte cristiana ha raffigurato la guarigione del cieco più volte, mostrandola particolarmente ai convertiti che si preparavano al battesimo ed erano ormai arrivati come il cieco del Vangelo alla professione di fede: “Io credo, Signore”.
Gesù, nell’incontro con la Samaritana, aveva detto: “Io sono la luce del mondo. Chi segue me, non cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della vita”. Ora però afferma: “Io sono venuto perché coloro che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechi”. Per spiegare questa apparente contraddizione, il Vangelo racconta l’episodio del cieco dalla nascita il quale, insieme alla luce degli occhi, acquista anche la luce della fede: ha chiesto umilmente una luce e ne riceve due. I farisei, al contrario, non vogliono accogliere la luce che è Gesù e, come i malati che ritenendosi sani rifiutano la guarigione, restano malati e nelle tenebre. Ognuno sceglie la direzione del proprio cammino. I farisei persistono nel disconoscimento di Gesù (“non viene da Dio… non rispetta il sabato… è un peccatore… costui non sappiamo di dove sia”). Il cieco imbocca decisamente la strada verso la luce della fede (“l’uomo che si chiama Gesù mi ha guarito… è un profeta!… io credo, Signore, che sei il Figlio di Dio”).
E oggi, ricchi come siamo di ogni mezzo d’informazione e delle conquiste della scienza e della tecnica, al punto da presumere ogni conoscenza e di “vedere” ogni cosa, non rischiamo in fondo di essere ciechi anche noi? Questo racconto ci ha portato una straordinaria e buona notizia: la porta del Regno di Dio è aperta per coloro che si riconoscono ciechi, poveri, incapaci di camminare. La fede, molto prima di essere una conquista è un dono da accogliere.
Il nome di Adamo, il primo uomo, significa “terrestre”, impastato di terra, di argilla. La fede non annulla la nostra natura. Per guarire il cieco Gesù usa fango e saliva, una strana medicina. Non ci sembra di forzare troppo il significato del Vangelo se diciamo che la fede in Gesù va poi vissuta nella nostra storia, riaprendo gli occhi serrati dall’egoismo e riconoscendo che l’altro chiunque esso sia e da dovunque venga è un fratello.
John Henry Newman così amava rivolgersi in preghiera al Signore: “Stai con me, e io inizierò a risplendere come tu risplendi; a risplendere fino ad essere luce per gli altri. La luce, o Gesù, verrà tutta da te: nulla sarà merito mio. Sarai tu a risplendere, attraverso di me, sugli altri. Da’ luce a loro e da’ luce a me; illumina loro insieme a me, attraverso di me”. Il cieco, che riceve il dono della vista e si mette a seguire Gesù, con passo spedito, sulla strada che sale verso Gerusalemme, è figura emblematica del discepolo che accoglie la luce della fede e si incammina dietro al Maestro sulla via della croce e della risurrezione. Il risanamento degli occhi è simbolo del nuovo sguardo di fede che consente di vedere la realtà in modo diverso.
Tra i personaggi che animano la scena della Passione, ci sono due tipi di peccatori nei quali possiamo riconoscerci. I primi due erano persone molto vicine al Signore, Pietro e Giuda; i secondi due erano i ladroni crocifissi con lui. Dei quattro, due soltanto trovano la salvezza nello sguardo del Crocifisso: Pietro nel cortile del palazzo del Sommo Sacerdote, il buon ladrone direttamente sulla croce.
S.Agostino, in un dialogo immaginario con il buon ladrone, gli chiede: “Come hai fatto a capire ciò che avveniva vicino a te, Gesù crocifisso, mentre noi, specialisti, dottori della legge, quando sotto i nostri occhi si compiva la Scrittura, non siamo stati capaci di capirla e di riconoscerlo? Hai forse studiato le Scritture tra una rapina e l’altra? Avevi forse letto Isaia che annunciava la Passione?”. E il Buon Ladrone risponde: “Oh no, io non ho studiato le Scritture. Ma Gesù mi ha guardato e nel suo sguardo ho capito tutto”.
Angelo Sceppacerca