2Re 4,42-44; Efesini 4,1-6; Giovanni 6,1-15 Più volte Gesù si trova di fronte a folle che lo seguono e non hanno da mangiare. Il fascino della sua parola fa dimenticare il cibo necessario a migliaia di persone che lo seguono da giorni. Come provvedere alimenti per così tanta gente? Dove comprare. Si trattava di provvedere il pane a oltre cinquemila persone. Gesù si rivolse allora a Filippo perché avessero qualcosa da mangiare. Il Vangelo dice che si trattava di una provocazione, poiché Gesù sapeva benissimo che nessuno avrebbe avuto pane per tanta gente. Lui sapeva quello che avrebbe fatto. Intanto, però, chiede al discepolo di inventarsi qualcosa. Dio ci ha dato intelligenza e volontà per essere creativi.
Non dobbiamo sempre aspettarci la manna dal cielo, poiché abbiamo molti mezzi a nostra disposizione, per noi e per gli altri. Spesso veniamo bloccati da pigrizia o da egoismo in modo tale da non mettere a frutto tutte le nostre capacità. Se veramente vogliamo rispondere alla nostra vocazione, dobbiamo sentirci chiamati a impegnare tutti i nostri talenti. Da cristiani troviamo nello stile di Gesù il criterio giusto del nostro comportamento. Quello di affrontare con impegno ogni difficoltà, come se tutto dipendesse da noi, ben sapendo che là dove non arrivano le nostre forze, avremo sempre da contare sull’aiuto del Cielo. Cinque per cinquemila. È stato l’apostolo Andrea a trovare tra la folla un ragazzo che aveva portato con sé cinque pani e due pesci. Lo segnalò a Gesù dicendo: “Ma cos’è questo per tanta gente?”. Gesù prese atto, se li fece portare davanti, ordinò di fare sedere la gente, poi “prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci finché ne vollero”.
Le parole e i gesti usati da Gesù fanno subito pensare all’ultima Cena, a quella Eucaristia, nella quale avrebbe dato a noi il suo corpo da mangiare e il suo sangue da bere. Non più per cinquemila, ma per l’umanità intera. Con quello intendeva saziare la fame dell’uomo che non può vivere di solo pane, ma ha bisogno di verità, di “ogni parola che esce dalla bocca di Dio”. Molti hanno oggi il pane per vivere, fin troppo, ma conducono una vita spenta e demotivata, priva di ideali. Si nutrono soltanto di ciò che non potrà mai saziare la fame dell’uomo. Questi è il profeta. È bastato quel miracolo per far dire alla gente: “Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo”. Un po’ di pani e un po’ di pesci. Non si convinceranno, però, allo stesso modo, quando Gesù parlerà loro del suo corpo da mangiare. Oppure annuncerà la sua morte di croce. Gesù conosceva bene gli umori di questa folla, volubile e “si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo”. Eppure “stavano per venire a prenderlo, per farlo re”. Così sarebbe ancora oggi, qualora si presentasse qualcuno capace di dare gratis da mangiare.
In realtà la storia ci presenta tanti esempi del genere: folle ingannate da ideologi o da imbonitori che hanno fatto credere di poter togliere ogni ingiustizia, di voler dare a tutti pane e lavoro. La promessa di un benessere solo materiale è sempre menzognera,perché non tiene conto delle profonde esigenze di ogni uomo, che sono anche spirituali. A queste Gesù ha dato e dà risposta, conoscendo sino in fondo la natura dell’animo umano.
Carlo Caviglione