Corpus Domini – 18 giugno

Esodo 24,3-8; Ebrei 9,11-15; Marco 14,12-16.22-26 Prima della sua morte in croce, Gesù volle celebrare l’ultima Pasqua con i suoi discepoli, anticipando nella cena il dono perenne del suo corpo e del suo sangue. La Chiesa, per ordine di Gesù, continua a rinnovare quella cena nella santa Messa. Sala con tappeti. Gesù aveva detto un giorno di sé che il figlio dell’uomo non aveva dove posare il capo. La sua vita era stata povera e modesta. Ora però, giunto alla fine, e per celebrare l’ultima Pasqua con i suoi, manda due discepoli a preparare la cena “al piano superiore di una grande sala con i tappeti, già pronta”. Tutto è preparato per quella celebrazione, nella quale sarà anticipato il sacrificio della croce. Gesù farà dono del suo corpo e del suo sangue, firmerà con questo la nuova alleanza tra Dio e l’umanità intera. Un’alleanza, dunque, universale. Per un evento unico e così importante la sede dev’essere degna, una sala con tappeti. Appena fu concesso ai cristiani di costruire le chiese, essi lo fecero imitando il cenacolo, secondo il desiderio di Gesù. Chiese grandi, adorne di arazzi e di tappeti, chiese che ancora oggi sono visitate per la loro bellezza e grandiosità, chiese costruite per accogliere l’Eucaristia, dono di Dio. Prese il pane. Tra gli alimenti della cena pasquale erano compresi il pane non lievitato e il vino. Gesù si serve di entrambi per cambiare il pane nel suo corpo e il vino nel suo sangue, pronunciando la benedizione. “Prese il pane, lo spezzò, lo diede loro dicendo: prendete, questo è il mio corpo”. Non più pane, dunque, ma il suo corpo dato per noi, come aveva promesso un giorno dicendo: “Questo è il vero pane disceso dal cielo”. Ora veniva condiviso con i Dodici, ma sarebbe poi diventato il sostegno perenne per la Chiesa in cammino. Sotto le apparenze del pane, ci nutriamo del Corpo di Cristo. Non è sempre stato facile per tutti credere a questa realtà. Ancora oggi molti, che pure si dicono cristiani, nutrono delle perplessità riguardo alla presenza reale di Cristo nel pane consacrato. Ma la fede della Chiesa non è mai venuta meno, non solo con la celebrazione della Messa, ma anche nel custodire e adorare l’Eucaristia, come presenza reale di Cristo, con il suo corpo, il suo sangue, anima e divinità. Sangue dell’alleanza. In preparazione alla venuta in terra di suo figlio, Dio aveva stabilito un patto con Israele, un’alleanza. Era però limitata all’osservanza della legge, i comandamenti. Ora Gesù nella sua cena parla di sangue della nuova alleanza. Non più il sangue degli animali, come avveniva nei sacrifici antichi, ma il suo proprio sangue e parla di un’alleanza nuova. In realtà il sangue sarà versato dalla croce e sarà così stabilita una nuova alleanza con l’intera umanità. Essa consiste in una comunione di amore. Questo il nuovo comandamento, questo ha chiesto Gesù ai suoi e, quindi, anche a noi: “Che vi amiate, come io ho amato voi”. Ora non più la legge regola i nostri rapporti con Dio, ma soltanto l’amore dei figli, che lo chiamano “Padre nostro”. E nell’Eucaristia avviene l’incontro, il più intimo e profondo, poiché il Corpo e il Sangue di Cristo diventano per noi vero cibo spirituale, forza e sostegno per il nostro cammino, caparra per l’eternità.

Carlo Caviglione