Domenica 19 novembre

Daniele 12,1-3; Ebrei 10,11-14.18; Marco 13,24-32

Il fine della storia non si può conoscere attraverso la scienza, poiché il mondo non è nelle mani dell’uomo. Dio solo conosce l’inizio e la fine della sua creazione. Per questo, Gesù, che è Dio, può dare una risposta adeguata sul tempo e la storia. Il sole si oscurerà. Come e quando finirà il mondo in cui abitiamo? La domanda ha sempre affaticato le menti umane. La stessa viene rivolta anche a Gesù che risponde ai suoi discepoli, dicendo: “Il sole si oscurerà, e la luna non darà più il suo splendore, e gli astri si metteranno a cadere dal cielo, e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria”. Una descrizione che viene solitamente chiamata apocalittica, in quanto rivelatrice di grandi sciagure. Si tratta di realtà o di parabola? Questo non lo sappiamo, ma il monito di Gesù non riguarda tanto il “quando” e il “come”, quanto la realtà della fine. Questo mondo, come noi lo conosciamo, cesserà di esistere. Anche l’Apocalisse parla di cieli nuovi e terra nuova. Questa terra non sarà più né abitata né abitabile. L’energia di cui abbiamo bisogno, il sole, non ci sarà più e tutto verrà a cessare. Dobbiamo cogliervi l’immagine del provvisorio che sovrasta la nostra vita. Non abbiamo qui, scriveva San Paolo, un’abitazione permanente ma ne cerchiamo un’altra. A quella noi siamo, già fin d’ora, destinati. Riunirà i suo eletti. La fine di questo mondo segnerà anche un principio. Il Figlio dell’uomo, dice il Vangelo, “manderà gli angeli e riunirà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo”. Gesù non dice quali saranno i suoi eletti. Ma in altre parti del Vangelo si parta di tutti i giusti che hanno abitato questo mondo. Quelli che hanno operato nella giustizia e nella carità. Si tratterà di un numero sterminato… Vi saranno quelli che si sono dedicati ad aiutare i loro fratelli più bisognosi: i malati, gli affamati, gli assetati, gli ignudi, i carcerati, i bisognosi, gli afflitti. Vedremo, allora, che gli “eletti” saranno molto più numerosi di quanto si possa pensare. Una vasta umanità che ha seguito Cristo nei sofferenti o nei poveri. Un’umanità di bisognosi che su questa terra non hanno mai avuto aiuto o consolazione. Li troveremo lassù, tra i primi, ci precederanno nel regno dei cieli. Sappiate che egli è vicino. Quando ci saranno i segni premonitori di cui Gesù ha parlato, “quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, alle porte… Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. Quanto poi a quel giorno o a quell’ora, nessuno li conosce, neanche gli angeli nel cielo, e neppure il Figlio, ma solo il Padre”. Gesù intende mettere da parte ogni inutile curiosità. Nessuno, se non il Padre, conosce quel giorno. Gesù non rivela il giorno della fine, obbedendo alla volontà del Padre. Egli intende soltanto metterci in una situazione di attesa come uno che debba vegliare e non addormentarsi cioè non dimenticare: che “non passerà questa generazione, prima che tutte queste cose siano avvenute”. Anche la nostra generazione ha conosciuto e conoscerà la morte. Quella sarà per noi la fine di questo mondo, la fine a cui dobbiamo prepararci ogni giorno. Non si fanno sconti. Non si può vivere alla giornata “come se Dio non esistesse” il grave pericolo, denunciato dal Papa, di questa nostra generazione. Carlo Caviglione