Domenica 21 agosto 2005

Isaia 22,19-23; Romani 11,33-36; Matteo 16,13-20

Il potere temporale che i Papi hanno perduto 135 anni fa è stata una benedizione per tutta la Chiesa. Nessuno poteva pensare che il prestigio spirituale del Successore di Pietro sarebbe cresciuto così vasto nel mondo. Oggi il Papa è considerato come la guida morale dell’umanità intera, un punto di orientamento per tutti.   LA ROCCIA. Tutto nasce in un lontano giorno a Cesarea di Filippo, quando Gesù domanda ai suoi discepoli, che cosa dice la gente del Figlio dell’uomo. Dopo le prime risposte, Gesù vuol conoscere anche l’opinione dei suoi amici, quelli che lui ha scelto per la loro missione nel mondo. Per tutti risponde Simon Pietro: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. Immediata la replica di Gesù: “E io ti dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa.

A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra, sarà sciolto nei cieli”. Un incarico universale, un potere enorme. Pietro e i suoi successori saranno “Vicari di Cristo”. Il Papa sarà anzitutto “la roccia”. Il ministero di Pietro è di fondamento, secondo il nome Kefa (che vuol dire pietra) attribuito da Gesù stesso a Simone, cui cambia nome, per la costruzione degli eletti di Dio, la sua Chiesa. La convocazione che Dio fa del suo popolo, viene ad essere affidata a questo pescatore di Galilea, che sarà d’ora in poi la guida e il pastore dei discepoli di Cristo nel tempo e nel mondo.   LE CHIAVI. Quasi sempre, nell’iconografia tradizionale, l’apostolo Pietro viene rappresentato con un paio di chiavi in mano. Come si può vedere a Roma, in Piazza San Pietro, a lato della basilica. Le chiavi di una casa, di una città, di un tesoro, della lettura di un testo sono il simbolo del potere in azione, sia nel campo amministrativo, quanto in quello giuridico o di insegnamento.

D’ora innanzi, Pietro dovrà essere il canale, attraverso il quale la parola di Cristo e la sua azione salvifica continuano ad effondersi nella comunità cristiana. Quelle chiavi in mano di Pietro e dei suoi successori, sono il segno di un potere che si chiama servizio. Il Papa di Roma, città nella quale Pietro ha dato il suo sangue, continua appunto a firmarsi “servo dei servi di Dio”. Un servizio importate e necessario perché la Chiesa possa continuare ad essere “una, santa, cattolica e apostolica”. Senza la guida di questo potere-servizio, la Chiesa non sarebbe riuscita a restare nel tempo fedele al suo Signore.   LEGARE E SCIOGLIERE. Questo simbolo giuridico diventa la concretizzazione del potere delle chiavi. Gli interventi dell’apostolo sono, nel tempo, attualizzazioni e interpretazioni della volontà salvifica del Cristo per tutti i credenti. Spesso è un giudizio contro le strutture mondane ingiuste e inique. Non è, quindi, soltanto il potere di rimettere i peccati, ma una più vasta dichiarazione sulla funzione di ammonizione, di esortazione, di formazione e di salvezza che Pietro e la Chiesa devono offrire ai fedeli.

È stato udito nei giorni scorsi il grido di Benedetto XVI rivolto, dalla Valle d’Aosta, ai terroristi. “Fermatevi, in nome di Dio” e la sua preghiera, incessante, per le vittime innocenti e per la conversione dei cuori. È ancora il Papa che indica oggi nella preghiera l’arma più efficace per ottenere da Dio l’ordine e la pace. Oggi il prestigio della sua parola è universalmente riconosciuto. Sono molti che attribuiscono a questa “roccia” solidità e coraggio. Molti che, pur non essendo credenti, guardano al Successore di Pietro con fiducia e speranza.

Carlo Caviglione