Re 3-5.7-12; Romani 8,38-30; Matteo 13,44-52 Chi tra noi non ha mai sognato di trovare un giorno un tesoro o una perla preziosa, che gli consentisse di vivere agiatamente per tutta la vita? Chi non ha sperato di vincere un giorno al lotto o al totocalcio, così da poter campare senza dover faticare tanto? Ebbene, anche il Vangelo ci pone di fronte ad un tesoro nascosto, e a una perla trovata, di immenso valore. Vediamone il significato. BISOGNA CERCARE. Si parla nella parabola di un “tesoro nascosto”, che viene paragonato da Gesù al Regno dei cieli. Se è nascosto e si vuole scoprirlo, bisogna cercarlo. Quel tesoro poi è tanto grande che per entrarne in possesso vale la pena di vendere tutti gli averi, come fa nella parabola l’uomo fortunato che l’aveva trovato. Il suo ritrovamento è frutto di una ricerca. Il tesoro c’era, ma nessuno l’aveva trovato. Così è anche per la perla del mercante. È un cercatore di perle preziose e non s’era imbattuto ancora in una di così inestimabile valore. In qualche circostanza, aiuta anche il caso, ma la ricerca consegue l’esito migliore. Possiamo aver trovato il regno di Dio vivendo nella tradizione della nostra famiglia o dell’ambiente in cui siamo cresciuti, ma oggi questa situazione è sempre più rara. Se vogliamo essere cristiani convinti, “adulti nella fede”, come oggi si dice, bisogna farci le ossa da soli. In mezzo a tanta confusione di idee e di proposte, bisogna cercare quella giusta, conoscere la parola di Dio per trovare la verità che stiamo cercando. UN BENE INESTIMABILE. Una caratteristica unisce le due parabole. Tanto il tesoro che la perla sono beni stimati superiori a tutti gli altri. Tanto il contadino quanto il mercante si convincono che conviene rinunciare a quanto possiedono. È stato ricordato dal Papa il motto di San Benedetto, che ha scritto nella sua Regola: “Nulla anteporre nella vita all’amore di Cristo”. Questo è il Regno, un orientamento di vita. Ha scritto un esegeta: “Il Regno è quell’occasione unica che, con la venuta di Gesù e con la sua opera, viene offerta a ciascuno, povero o ricco che sia… Conviene afferrare questa occasione, impegnandovi tutti i mezzi e le possibilità che si hanno a disposizione. La sapienza proposta da Gesù induce l’uomo a mettersi nella posizione di chi subordina tutto al nuovo tesoro scoperto, sapendo che nessun altro bene può bastare e che tutto è superfluo, una volta venuti i possesso di quel tesoro”. Un santo vescovo aveva messo nel suo programma di vita: “Dio solo mi basta!”. Il che non significava per lui isolarsi dagli altri, ma trovare in Dio la forza necessaria per il suo ministero a servizio degli altri. È ANCHE UNA RETE. Alle due parabole precedenti (tesoro e perla), il Vangelo ne aggiunge una terza, paragonando il Regno dei cieli a una rete che “gettata in mare, raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva e poi, sedutisi, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo”. Prima d’essere pescati, i pesci sembrano tutti uguali. È difficile distinguere i buoni dai cattivi, ma poi la rete consente di fare la dovuta distinzione. Il Regno di Dio è a disposizione di tutti, non come materia inerte, ma dinamica e ha bisogno che l’uomo collabori per conquistarla. Si tratta cioè di conformare la propria vita alle esigenze del Regno, attraverso la conversione, con uno stile di vita che è quello delle Beatitudini. L’uomo nuovo di cui parla San Paolo nelle sue lettere, non più schiavo della concupiscenza per i beni di questo mondo, ma libero della libertà dei figli di Dio. Sapendo che in quella pesca finale ci saremo anche noi, sarà il caso di riflettere per tempo e fare le nostre scelte, poiché dipende da noi la sorte finale. Sarà meglio meritare di essere accolti nei canestri, per non subire la sorte di chi viene gettato “nella fornace ardente”. Carlo Caviglione