Domenica 17 luglio 2005

Sapienza 12-13.16-19; Romani 8,26-27; Matteo 13,24-30 Non ci lamentiamo solo per la diffusa indifferenza religiosa, molti non ascoltano la Parola, ma altresì del male che c’è nel mondo. Se la creazione è opera di un Dio giusto e buono, come mai permette che ci siano tante violenze, guerre, ingiustizie, ogni genere di malvagità? ORIGINE DEL MALE. La domanda fu posta anche a Gesù, che diede la risposta con una parabola. Un uomo ha seminato buon seme nel suo campo, ma a suo tempo in mezzo al grano appare anche la zizzania. Un’erbaccia che tende a soffocare il frutto del seminatore. I servi se ne accorgono e corrono dal padrone per chiedere di sradicarla. Gli chiedono anche donde viene la zizzania ed hanno la risposta, alquanto misteriosa: “Un nemico ha fatto questo”. Quale nemico? E perché dovrebbe esistere qualcuno cui il bene dà fastidio e si propone di contrastarlo? Nella parabola il nemico non viene identificato. Dio è il bene, da lui ha origine tutto il bene esistente. Il male proviene da una causa estrinseca. Spesso il Vangelo identifica Satana come l’avversario di Dio, bugiardo sin da principio. Non esclude però che abbia in questo mondo i suoi alleati. A giudicare dai fatti che accadono (vedi la strage di Londra), si direbbe che il diavolo continua ad avere validi collaboratori. La zizzania non è ancora sradicata. FRETTA E PAZIENZA. Il padrone del campo non condivide la richiesta dei servi, quella di sradicare subito la zizzania, lasciando che cresca insieme al grano buono. Alla fretta dei servi si oppone l’attesa paziente del padrone. Dio dispone di tempi lunghi, anzi dell’eternità. L’uomo ha fretta perché il suo tempo è breve. Vorrebbe, mentre è ancora vivo, vedere compiuta la giustizia e vivere in un mondo regolato dall’equità. L’esperienza dei secoli passati insegna che ciò non è mai avvenuto, anche se sempre auspicato. I lodatori del tempo passato sono dei malinconici nostalgici che hanno perso la memoria delle sofferenze passate. In realtà dovrebbero ricordare che ogni tempo ha avuto momenti tristi e felici, di bene e di male. Dio ha aspettato che maturassero i tempi, che i buoni vincessero – come ha scritto l’Apostolo – il male con il bene. Il grano è chiamato a non lasciarsi vincere, a perseverare nella crescita, sino alla maturazione. Così è la vita del cristiano: un continuo combattimento. Sarebbe troppo facile vivere in un mondo di giusti e di onesti. Quale merito avremmo per la nostra fede e fedeltà? FINO ALLA MIETITURA. Il crescere insieme del grano con la zizzania potrebbe indurre qualcuno in inganno, lasciando pensare che le cose andranno avanti così, senza alcuna distinzione. In realtà la parabola ha ben altra conclusione. “Al momento della mietitura dirò ai mietitori: Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio”. Una sorte ben diversa, che forse qualcuno non si aspettava! Stiamo dunque vivendo in un tempo che non è quello definitivo. Giungerà anche per noi, presto o tardi, il momento della mietitura quando la morte, con la sua falce, troncherà anche noi. Non è piacevole parlare di quel momento e, di fatto, se ne parla assai poco, anche in chiesa. Ma sarà un momento decisivo per tutti, quello del rendere conto della nostra vita. Saremo stati buon grano o zizzania? Forse un po’ l’uno e un po’ l’altra, non avendo mai saputo decidere da che parte stare. Certo verremo messi da una parte o dall’altra, o bruciati o riposti nel granaio. Inutile ricordare che siamo ancora in tempo e che la scelta è nelle nostre mani. Carlo Caviglione