Domenica 22 gennaio

Giona 3,1-5.10; 1Corinzi 7,29-31; Marco 1,14-20 Il nostro tempo non è certo favorevole alla fede. Oggi per credere non basta più seguire la tradizione. Oltre che un dono, la fede è diventata una conquista e sono pochi quelli che si dedicano a tale impresa, faticosa e difficile. IL TEMPO È COMPIUTO. La predicazione di Gesù, nel Vangelo di Marco, inizia con una affermazione di contenuto teologico, in quanto interpretazione della storia, lunga e travagliata, che ha preceduto la venuta di Cristo. Queste le prime parole che Gesù diceva: “Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino”.

Quale tempo? Quale Regno?

Il tempo compiuto è quello della salvezza, poiché è terminata l’attesa di un Salvatore. È il nome stesso di Gesù: Dio che salva. La storia della salvezza raggiunge nel Cristo la sua pienezza. Non dovremo cercare altrove il nostro salvatore. Come pensa di fare l’uomo del nostro tempo.

Non dobbiamo aspettare altri per risolvere i problemi e le attese della nostra esistenza, anche perché “il Regno di Dio è vicino”. Non è più lontano da noi, dopo che il Figlio di Dio si è fatto uomo, si è inserito nella nostra storia. Come uno di noi cammina sulle strade dell’uomo, partecipe di ogni speranza e di tutte le nostre sofferenze. CONVERTITEVI E CREDETE. Dio ha sceso tutta la scala, per venire sino a noi. Ma chiede all’uomo di salire almeno un gradino per incontrarsi con lui. Ha posto due condizioni: la fede e la conversione. La prima consegue alla seconda poiché esige un radicale cambiamento di vita.

La conversione consiste in un volontario cambiamento di mentalità, di cultura, di stile di vita. Consiste, come diceva Gesù a Pietro, nel non pensare più secondo gli uomini, ma secondo Dio.

Non è più il mondo a fare scuola, ma il Vangelo. Non più le ideologie o le mode correnti, ma le beatitudini, che sono ispirate alla giustizia e alla pace. La fede, se non ha ostacoli, può venire dopo, come risposta alla parola di Dio, all’invito che propone la via della salvezza. Oggi, da adulti, non è facile arrivare alla fede, il cui germe abbiamo ricevuto nel battesimo.

È un seme che non trova, spesso, le condizioni necessarie per crescere. Un germe che si trova a combattere con molte avversità, come il secolarismo o il relativismo imperanti. Anche se la fede finirà per vincere, poiché – come ha detto Gesù – solo la verità ci farà liberi. PESCATORI DI UOMINI. Gesù ha voluto dare continuità nel tempo alla sua opera di salvezza. Ha chiesto all’uomo di farsi suo collaboratore. Ha chiamato a sé i primi discepoli dicendo: “Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini”.

Ed essi, lasciate le reti, lo seguirono. Ancora non sapevano niente della loro avventura, ma si fidarono di Gesù. Nasceva così la Chiesa. Oggi non tutti le riconoscono questa missione. Vorrebbero un Cristo senza Chiesa, un Dio che non abbia rappresentanti o mediatori.

Non vogliono riconoscere la volontà di Cristo che ha detto espressamente: “Chi accoglie voi, accoglie me”. Continuatori e responsabili nel portare il Vangelo al mondo intero.

In quegli angoli del mondo – e sono tanti – dove non è ancora giunta la loro parola, il Figlio di Dio non è ancora nato, anche se non pochi, inconsapevoli, celebrano il suo Natale. Tocca dunque a noi cristiani continuare a pescare, perché tutti entrino nella rete che salva.

Carlo Caviglione