L’ascolto di un minore è “sicuramente” un’attività impegnativa, specialmente in certe fasi della crescita. Richiede “empatia, pazienza, sensibilità e uno sguardo non giudicante. Ascoltare un minore migrante richiede qualcosa in più”. Lo dice oggi al Sir Tommaso Salvatore, avvocato, responsabile dello Sportello giuridico per immigrati della Caritas diocesana di Otranto, parlando nella prima Giornata nazionale dell’ascolto dei minori, istituita lo scorso anno. Per Salvatore l’operatore impegnato nell’ascolto di un minore migrante deve essere anche “professionale, capace di superare i limiti della propria cultura, deve mettere a proprio agio chi ha di fronte, fargli capire che si può fidare e che ha a cuore le sue sorti. Solo così potrà arrivare a comprendere appieno il suo passato, i suoi bisogni, le sue paure e le sue speranze”. Porsi davanti a questi ragazzi e ragazze che “hanno vissuto un trauma non è facile”, ci dice:
“Oltre alle qualità sopra elencate, chi si accosta a questi minori deve prima di tutto essere umile e non credere di avere sempre una risposta pronta per tutte le situazioni”.
Ma come si può trasformare l’ascolto in un concreto aiuto per persone che hanno bisogno di essere accolte e capite, soprattutto quelle non accompagnate, che arrivano in Italia dopo aver spezzato i loro affetti familiari? “Per passare dall’ascolto a un concreto aiuto – dice l’operatore Caritas – è necessario capire i loro bisogni e le loro aspettative e non dimenticare mai che, seppur le esperienze di vita li hanno fatti crescere più in fretta, rimangono sempre minori e quindi portatori dei bisogni tipici della loro età. Ma è necessario anche distinguere tra minori che fuggono da guerre o persecuzioni e minori che lasciano la propria terra nella speranza di trovare un futuro dignitoso per sé e la propria famiglia”. Per i primi, trasformare l’ascolto in un concreto aiuto vuol dire “aiutarli ad avere nuovamente fiducia nel prossimo e nella possibilità che una nuova vita possa ricominciare”. Per i secondi, invece, vuol dire “aiutarli a capire” perché un minore ha delle esigenze che “non possono essere trascurate. Lo studio, lo sport, lo svago, gli amici sono tasselli importanti per la vita di un minore che non possono essere sacrificati con l’obiettivo solo di lavorare per mutare le difficili sorti della propria famiglia di origine”.
Nella sua esperienza di avvocato impegnato nel mondo dell’immigrazione, Salvatore ha incontrato molti minori e potrebbe raccontare molto.
Tra le storie, quella di Mohamed, nome di fantasia, un minore egiziano venuto in Italia con l’obiettivo di aiutare la famiglia in precarie condizioni economiche. Per dare una mano a casa, Mohamed inizia a lavorare dall’età di 7 anni col padre, frequentando la scuola saltuariamente. Quando lavora la mattina si sveglia alle 5 e torna a casa a sera inoltrata. A volte dorme sul luogo di lavoro quando fa molto tardi. A 10 anni va a lavorare come meccanico in un’officina dove, a 16 anni, impara a guidare un pick-up, senza patente, per fare consegne per conto del titolare. Nel 2024 Mohamed prende la decisione di lasciare l’Egitto per lavorare all’estero. Vuole aiutare la famiglia in difficoltà economica e i fratelli più piccoli a studiare. La sua famiglia non è d’accordo, ha paura che gli possa succedere qualcosa di brutto; lui, invece, è convinto della sua scelta perché ha visto altri amici che sono riusciti a sistemarsi e mandare dei soldi a casa. “Il viaggio però non è facile. In Libia viene rapito da criminali e subisce la terribile esperienza del carcere per diversi mesi. I suoi aguzzini gli chiedono di chiamare a casa per farsi mandare i soldi necessari alla sua liberazione, ma nonostante ciò il ragazzo preferisce non avvisare i familiari per non allarmarli, anche perché non avrebbero avuto i soldi per aiutarlo. Fortunatamente Mohamed riesce a liberarsi e a imbarcarsi per l’Italia”, racconta Tommaso Salvatore. Per molti questi ragazzi – spiega l’operatore pastorale Caritas – sono percepiti con “disprezzo come ‘clandestini’, e invece meriterebbero tutta la nostra stima per il coraggio e la nobiltà d’animo con cui decidono di intraprendere un viaggio epico in cerca di un futuro dignitoso per sé e per i propri cari”.

